Una lettera a uno dei miei scrittori preferiti, Sebastiano Vassalli, già postata qualche tempo fa, ma che mi piace sempre molto

Caro Sebastiano,

Mi viene spontaneo darti del tu, come se ci conoscessimo da sempre.

La malattia più temuta dei nostri giorni ti ha portato via un anno e mezzo fa e io mi rammarico di non poterti dire tutto ciò personalmente.

Era il 2012 quando ho letto il tuo libro più noto La Chimera. L’ho fatto in breve tempo interessandomi a un’epoca storica di cui io conosco poco o niente. Una volta terminato, ho riletto qualche pagina qua e là, come mi succede quando mi affeziono a una storia e me la voglio sentire sempre addosso.

Anch’io vivo in Piemonte, in una città tra due fiumi, in mezzo alla nebbia, forse anche per questo ho apprezzato molto La Chimera. La nebbia nasconde i volti delle persone, sta a quelli bravi come te riportarli alla luce.

Nessuno avrebbe saputo nulla di un personaggio marginale come la protagonista Antonia, ragazza del Seicento, processata e condannata come eretica, se non ci fossi stato tu, abile scrittore a raccontarci di queste vicende nella pianura novarese di banditi, schiavi, orfani abbandonati che riaffiorano dall’umidità del fiume Sesia e si muovono ai piedi di quel gigante buono, da tutti conosciuto come il Monte Rosa.

Anche in Io Partenope racconti la vera vita di una predicatrice considerata eretica per il suo modo di pregare e di insegnare la religione in una Napoli del Seicento sorda e muta alle innovazioni.

Proseguendo nel tempo, con Marco e Mattio ci descrivi gli ultimi anni del Settecento nel Veneto, i protagonisti sono i contadini, i poveri, gli ultimi, quelli che non si trovano sui libri di storia, ma che hanno fatto la storia.

Hai anche scritto dell’Italia dell’Ottocento e di Dino Campana, poeta incompreso, indifeso, hai parlato di manicomi e di Belle Époque, che poi sarà stata così bella?

Con Il Cigno ti sei anche occupato di mafia, scrivendo di un grande processo.

Mi piacciono le tue storie perché parli dell’Italia agli italiani.

Hai dato, attraverso documentazioni, ricerca e un po’di fantasia l’immagine del paese dove siamo nati, dove viviamo e che chi è costretto a lasciare, comunque non dimentica.

Hai raccontato del nostro disordine, fatto anche di storie perdute negli scantinati delle biblioteche, che fortunatamente, uno scrittore bravo ritrova, lavorandoci con fattivo impegno e riuscendo a costruirci una storia.

Hai parlato di religione e di come si sia impossessata della nostra Italia e delle persone, condizionandone il comportamento per centinaia di anni.

Hai risvegliato le paure, le menzogne, gli inganni e la corruzione di secoli prima per farci capire meglio il presente.

Lo so, lo hai fatto per tutti noi, per aiutare gli italiani.

Se leggendoti, riuscissimo a comprendere tutti gli errori e quindi a non ripeterli, sarebbe come in un giorno di primavera, veder risplendere il sole.

Poter ammirare tutto il monte Rosa nella sua maestosità.

Come una chimera.