Smuovere

di Doduck Digressione

Satti ha una teoria (che poi forse di Satti non è, ma di qualche monaco buddista erudito scalzo) che ci propina, in ufficio, come metodo assoluto per affrontare la vita e risolverne i problemi. Ha a che fare con l’universo e con il potere delle persone di smuoverlo a proprio favore (pur restando umili, si intende).

E la cosa, secondo Satti e secondo il suo maestro spirituale, funzionerebbe più o meno così: ogni qualvolta si abbia il desiderio che qualcosa accada, o che vada in un determinato modo, o che non vada in un determinato modo, o che una persona si faccia sentire, o che un bonifico atteso da mesi arrivi, insomma, ogni qualvolta si desideri qualcosa verso cui apparentemente nulla può la volontà umana, occorre pensare in modo intenso, energico e positivo a quella cosa/persona/bonifico.

Il pensiero, così assemblato, avrà il potere di far smuovere tutto l’universo intorno alla cosa desiderata e, alla fine, di far muovere la cosa stessa. E non è che voi avrete agito direttamente su di essa, ma avrete innescato una sorta di reazione a catena per cui poi, comunque, quella cosa accadrà proprio nelle modalità in cui voi l’avevate desiderata.

Insomma, Satti non solo sostiene a gran voce con tutti i colleghi questa teoria – che, a ben vedere, dev’essere per forza imparentata con la teoria del karma, del panta rei, del fatto che tutto scorre e poi ti torna indietro (tiè!) – ma cerca in particolar modo di indottrinare il povero Puad che, preso brutalmente di mira dalla sfiga stagistica, avrebbe in effetti proprio bisogno che l’universo facesse qualche passo in suo favore.

Poi si rivolge anche a me, cercando di scalfire il mio innato scetticismo. E io, checome sapete in quanto a sfiga non sto messa tanto meglio di Puad, devo ammettere che, rispetto alle altre folli teorie di Satti, questa dell’universo che balla mi suscita una certa curiosità.

E anzi, cara Satti, ti dirò di più. Ho ragionato un po’ sulle tue parole e credo di aver capito profondamente di cosa parli. Dev’essere qualcosa che ha a che fare con i cookies. Hai presente, no? I cookies, quegli algoritmi del web per cui, desiderando un paio di scarpe e andando a cercarne le informazioni un’unica volta online, poi vieni tempestata di immagini di scarpe, promozioni di scarpe, storie di scarpe, biografie di stilisti di scarpe, finché – senza neanche capire come o perché (quasi contro la tua volontà, giuro) – ti ritrovi davvero a compiere l’acquisto di quelle scarpe.

Beh, cara Satti, perdona davvero la mia blasfemia, ma credo si tratti esattamente della stessa cosa, credo anzi che i cookies sappiano smuovere l’universo meglio di qualsiasi monaco buddista erudito scalzo, ecco.

Io, fossi in te, chiederei delucidazioni al tuo maestro spirituale.

Chissà che non sappia di lontane parentele fra monaci eruditi e guru della silicon valley,…

da: https://doduck.wordpress.com