IL Sette-anni

di ANTONIO DI BARTOLOMEO

In Italia e nel mondo si moltiplicano gli episodi di femminicidio e di violenze – è di questi giorni la notizia che persino lo studioso islamista svizzero Tariq Ramadan è stato denunciato per «crimini di stupro, aggressione sessuale, violenze volontarie, stalking e intimidazione» da Henda Ayari, un’attivista femminista laica che pare abbia militato nelle file del movimento salafita.

«Sono stata zitta per tanti anni per paura di ritorsioni dato che quando avevo minacciato di denunciarlo per stupro, lui non aveva esitato a minacciarmi e a dirmi che sarebbe successo qualcosa ai miei figli; ho avuto paura e sono rimasta in silenzio per tutto questo tempo».

D’altro canto, si registra un’incoraggiante flessione nel numero di matrimoni, accompagnata da un aumento vertiginoso di separazioni e divorzi.

È in questa cornice, per qualcuno preoccupante, per altri nauseante, che muove la proposta shock di un noto alpinista leghista di stabilire un termine al matrimonio: sette anni, senza possibilità di proroga o rinnovo.

In un’epoca di austerity e precarietà generalizzata, anche la vita coniugale avrà una data di scadenza (come il latte, l’aspirina, i contratti di lavoro a tempo determinato, il parcheggio, la rata del mutuo). In tal modo – dichiara senza mezzi termini lo stravagante scalatore – «uomini e donne avranno il diritto ma anche il dovere di separarsi, per fondare una nuova famiglia o vivere da single. Si rinvigorisce l’apparato riproduttivo, si sfoltisce l’entourage affettivo e si ritempra il corpo e lo spirito per una nuova entusiasmante lotta all’accaparramento del miglior partner».

Il settennato andrebbe rigorosamente rispettato e anzi salutato con una festa di addio al matrimonio. Senza nostalgia, rimpianti e rimorsi. Non è possibile lasciarsi prima, non è possibile andare oltre. Pesanti sanzioni sarebbero previste per chi continuasse imperterrito a vedersi in maniera clandestina, con pene severe per chi addirittura si mostrasse in pubblico con l’ex.

Secondo il noto giurista Adriano Rescigno, ricadrebbe sotto l’istituto dell’interruzione forzata anche la mera convivenza more uxorio; mentre scevre da ogni vincolo resterebbero la love story (che comunque, per sua natura, è già per se stessa limitata nel tempo) e le unioni tra omosessuali (ancora in fase di definizione).

Apriti cielo!

Da più parti, soprattutto negli ambienti catto-tradizionalisti del ferrarese, si è innalzato il grido di protesta: “Ci sono coppie che hanno celebrato le nozze d’oro, senza aver avuto mai problemi: il maschio dedito ai lavori nei campi, la femmina adibita a quelli domestici, prole cospicua e un bel gruzzolo messo da parte”.

«Il matrimonio è indissolubile» ha tuonato il vescovo, che a forza di maritare e benedire gli sposi, finché morte non li separi e compagnia bella, si è fatto venire l’ernia al disco.

Molto più abbordabile la formula:

Vuoi tu … prendere come tua legittima sposa la qui presente … per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà per 2.555 giorni?

Lo scienziato Vincenzo Scognamiglio ha annunciato un congegno per misurare il livello di reciproco desiderio, con eventuale applicazione del cerotto al testosterone e fior di compresse di Blupill da somministrare dopo cena e prima dell’atto sessuale o della più semplice fellatio. Lo psicologo Delfino Martuscelli ha minacciato le dimissioni dal consultorio comunale – secondo lui i capricci dei genitori non devono ricadere sui figli, i quali vanno tutelati, cadesse il mondo!

Ma la critica più aspra è pervenuta dalla moglie del leghista. In un’accorata intervista rilasciata a La Nuova Ferrara, ha caldeggiato l’ipotesi di ridurre a quattro anni la durata matrimoniale. «Sette anni in Tibet sono davvero tanti!» ha detto la signora, che poi ha spiegato come risolvere senza strascichi la delicata questione dell’affidamento dei figli.

Intanto, per domenica 29 ottobre, è prevista una marcia organizzata e capeggiata dallo stesso autore della proposta, per porre fine alle scempiaggini dell’amore eterno.

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