borsalino

di Enrico Sozzetti Alessandria

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Cosa c’è nel futuro della Borsalino? La massima incertezza. Nel giorno dell’annuncio della presentazione del reclamo alla Corte di Appello di Torino contro la dichiarazione di fallimento, confermata dall’avvocato Luca Gastini, che cura gli interesse della società, durante una serata del Rotary Club di Alessandria organizzata dal presidente, Francesco Musante, e dedicata alla storica azienda, appare sempre più chiaro che le mobilitazioni di queste settimane non possono fare più di tanto. Il futuro della Borsalino è nelle mani dei curatori fallimentari Stefano Ambrosini e Paola Barisone e del Tribunale di Alessandria.

Un Tribunale che ha respinto la seconda proposta di concordato per ragioni tecniche. Non per un disegno strano, oppure una prevenzione negativa, bensì per evidenti problemi normativi, almeno a leggere le motivazioni. Come era stato previsto nei giorni successivi alla sentenza del 14 dicembre, adesso arriva il reclamo (composto da 110 pagine) che la società Borsalino presenta nella speranza di ribaltare la decisione.

Ma se anche avvenisse è chiaro che un minuto dopo scatterebbe il ricorso alla Corte di Cassazione. Un passaggio destinato a ‘sterilizzare’ tutto quanto. E se il 2018 è l’anno del reclamo in Appello, il 2020 potrebbe essere quello della Cassazione.

E l’azienda? Fino a giugno resta valido il contratto di affitto del ramo di azienda alla Haeres Equita di Philippe Camperio, l’imprenditore italo-svizzero che due anni fa è sceso in campo per salvare il salvabile di una impresa travolta dal crack della galassia societaria dell’astigiano Marco Marenco. I curatori hanno ribadito anche davanti ai sindacati di avere l’intenzione di fare proseguire l’affitto sino alla scadenza, sia per salvaguardare l’occupazione, sia per tutelare i creditori e i fattori di reddito esistenti. Ma la prospettiva a medio termine è avvolta dal mistero.

Cosa c’è sul piatto oggi? Da un lato una azienda dichiarata fallita e dall’altro il marchio che è in possesso di Philippe Camperio. La prima da sola ha ben poco valore, il secondo ha invece valore anche se privo di una struttura produttiva. In mezzo c’è un crescente interesse internazionale per la Borsalino, sia da parte di imprenditori, sia di fondi finanziari. Ma tutto dipende dalla sorte del marchio. Fra le innumerevoli contestazioni del Tribunale di Alessandria, quella relativa al marchio appare tra le più pesanti. La Haeres Equita (sede legale a Valenza nello studio del commercialista Carlo Frascarolo) lo acquista da Mediocredito per quattordici milioni. Ma l’operazione, rileva il collegio della sezione fallimentare (Caterina Santinello, presidente; Eleonora Bortolotto; Pier Luigi Mela) del Tribunale di Alessandria, di fatto “svuota l’asset principale dell’azienda” con Mediocredito “che ottiene il 100 per cento di un credito chirografario, Haeres che acquista l’asset impedendo qualsiasi competizione e Borsalino che paga il debito di pertinenza di Haeres”. L’impianto che ha smantellato l’intera proposta di concordato parla di “costante e continuo finanziamento posto in essere da Borsalino a Haeres (dai canoni di affitto ai prelievi di magazzino)” e di “palese ed evidente aggiramento” delle norme della legge fallimentare dirette a impedire la presentazione di concordati ‘chiusi’ o ‘preconfezionati’ che “sottraggono gli asset aziendali di maggiore rilevanza all’apertura e alla competizione del mercato”.

Il nodo è tutto nel marchio. Mentre i giudici parlano di “inaffidabilità e incompletezza delle documentazioni” (con il fior fiore di esperti possibile che nessuno abbia prestato sufficiente attenzione?), contestano anche le procedure delle transazioni fiscali e avanzano dubbi e riserve sulle società (anche con sede nel Lussemburgo) che fanno capo a Philippe Camperio. E l’uomo d’affari italo-svizzero cosa farà? Questo è il momento delle valutazioni che di fatto restringono il campo a due ipotesi: conservare il marchio oppure rimetterlo in qualche modo in gioco (nell’ambito di una transazione con il fallimento?). Quella che appare chiara è la volontà di approfondire come e con quali modalità è stato trasferito il marchio. E non è escluso che tutto quanto sia vagliato in sede giudiziaria.

Intanto la città di Alessandria appare unicamente concentrata su iniziative di sostegno alla Borsalino che suonano però come una promozione e sensibilizzazione in discreta misura autoreferenziale, anche se effettivamente la questione è unicamente legale e quindi più che mantenere alta l’attenzione non si può fare. I protagonisti, la società Borsalino e la Haeres Equita, cercano di fare la loro parte in ogni occasione e anche durante la serata organizzata dal Rotary hanno raccontato la loro versione prima con Carlo Frascarolo (“In questi due anni non c’è stata improvvisazione di gestione”) e poi con Sasha Camperio (sorella di Philippe, si occupa della comunicazione della Borsalino) che ha ripercorso le tappe di un percorso che in due anni ha anche messo in campo il progetto del Museo del Cappello da allestire a piano terra di Palazzo Borsalino e la cui gestione dovrebbe essere affidata alla società. Luca Gastini, invece, ha riservato qualche frecciatina alla magistratura che, secondo lui, ha avuto “una mancanza di interesse rispetto alla difesa della storia, del lavoro e alla tutela delle famiglie, oltre agli investimenti fatti e il lavoro nei confronti dei creditori”. Ma il decreto del Tribunale sembrerebbe raccontare un’altra storia.