Nel mio stemma araldico solo una cesta per la legna e due pantofole,
conte della vigilante assenza ma umile vassallo di sua maestà re Paradosso.
Di dinastia brevissima, senza successori ed eredi, essendo il titolar
aristocraticamente votato non tanto alla rigenerazione del corpo sociale
quanto piuttosto a capirne il perchè dell’esistenza e la funzione,
chè del resto il sangue è sangue e l’eventuale erede, a natale,
scommetto che sotto il piatto m’avrebbe fatto trovare una cambiale.
Se mi definisci poeta maledetto, ti assicuro che è ancor pochetto
sono un revisionista dannunziano, beffardo e già postdigitale,
stregato dal pelo e un po’ maiale
il verso bugiardo coltivo, con zelo il falso proclamo
e nemmeno mi va male
Le rare volta che vado in città, se mi capita a tiro l’indifesa vecchina
la spingo e la strattono di forza per farle la strada attraversare
e giunto a metà la mollo di botto…
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