Le tre

Le ‘tre mosse’ di Rizzello per la corsa al Rettorato e la sfida universitaria adesso è aperta

di Enrico Sozzetti  https://160caratteri.wordpress.com

Trasformare Alessandria, Vercelli e Novara in “città universitarie”, dove l’Ateneo cresce “puntando su innovazione, ricerca, didattica, rapporti internazionali”, anche creando “centri culturali a gestione congiunta tra l’università e le altre istituzioni”. Salvatore Rizzello, nato a Spongano, classe 1963, direttore del Digspes (Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali) di Alessandria è ufficialmente candidato a Rettore dell’Università del Piemonte Orientale (Upo). L’altro aspirante è Gian Carlo Avanzi, nato a Torino, classe 1954, direttore del Dimet (Dipartimento di medicina traslazionale) di Novara. Per la prima volta, proprio in coincidenza con il ventennale dell’ateneo, le elezioni vedono in campo due persone, differenti per formazione, stile, competenze e preparazione, che mettono sul piatto visioni altrettanto diverse rispetto al protagonismo dell’Upo.

Tra i punti qualificanti del programma di Rizzello c’è l’intenzione “di contenere la ‘deriva aziendalista’ dell’università, effetto della riforma che ha fatto scomparire le Facoltà e nascere i Dipartimenti, che deve tornare a essere l’elemento propulsore principale dello sviluppo culturale e civile, oltre che economico e sociale”. Una università intesa come “una comunità attiva dove tutti i componenti, docenti, personale tecnico-amministrativo, studenti, concorrono all’educazione, alla formazione, alla ricerca e alle attività di terzo settore, con obiettivi di crescita culturale e professionale e di sviluppo civile, economico e sociale dei territori”. Il direttore del Digspes guarda a un territorio che non è solo quello delle province di Alessandria, Vercelli e Novara, ma anche ad Asti, dove l’Ateneo è presente con il corso di laurea di Servizio sociale e il Master in Sviluppo locale (fanno capo al Digspes) dove si sta completando un campus universitario con residenze, aule di studio, auditorium. Il tutto grazie alla locale Fondazione bancaria e al Comune che nell’arco di un anno (altro che Alessandria che in vent’anni non ha prodotto che molte parole, ma pochissimi fatti) ha saputo agire, e investire, per il recupero e riutilizzo del complesso dell’Area Fabrizio de Andrè. “Questo ci stimola a sviluppare ulteriormente i rapporti anche con quella realtà, per portare a compimento lo sviluppo dell’asse Alessandria-Asti, come è già avvenuto con direttrice Vercelli-Novara” commenta Rizzello.

La visione del direttore del Digspes è ancora generale, si vota il 31 maggio e il primo giugno (eventuale ballottaggio il 12 e 13 giugno), e il programma lo sta mettendo a punto in questi giorni. “Nell’ambito della didattica – spiega – si potenzieranno ulteriormente le collaborazioni internazionali, si amplieranno i rapporti con le parti sociali per la progettazione e realizzazione di nuovi corsi di master, alta formazione, con un forte e deciso rilancio dei dottorati di ricerca. Più in generale si punterà ad un’ulteriore crescita degli iscritti, garantendo un’alta qualità della didattica, che sarà fortemente innovata, anche con investimenti specifici in tecnologie dell’informazione della comunicazione. Sarà fondamentale – aggiunge – intensificare i rapporti anche con gli altri atenei più vicini (soprattutto Torino, Genova, Pavia, Milano e i Politecnici) in spirito di piena collaborazione e reciproci vantaggi, sia sul versante della ricerca, sia su quello della didattica. In particolare, occorre guardare con grande interesse e spirito di collaborazione al progetto Human Technopole, nell’ex area Expo milanese, quale grande occasione di ulteriore sviluppo per l’Upo. Ogni azione futura – precisa – sarà frutto di scelte ampiamente condivise, trasparenti e frutto dell’impegno e dell’ingegno di un’ampia squadra in cui tutte le componenti della comunità universitaria saranno protagoniste”.

Fin qui il Rizzello candidato alla guida del Piemonte Orientale. Poi c’è il Rizzello alessandrino. Perché è innegabile che per responsabilità, negli anni, delle istituzioni locali e di una parte dei dirigenti che si sono susseguiti alla guida dell’ateneo, Alessandria oggi è la ‘periferia dell’impero’, dopo essere stata la città che ha voluto e ottenuto la seconda università del Piemonte. “In un’ottica complessiva di sviluppo e crescita armonica di tutti e tre i poli dell’Upo, andrà condotta un’azione specifica di riequilibrio rispetto a quello alessandrino, particolarmente deficitario nei servizi agli studenti e nell’edilizia, viste le scelte effettuate negli ultimi anni che hanno privilegiato altre realtà e penalizzato Alessandria, determinando squilibri oggi evidenti. Grazie alla piena disponibilità e all’ampio sostegno dell’amministrazione comunale alessandrina e delle istituzioni locali siamo oggi in grado di mettere in campo progetti concreti di sviluppo che riguarderanno non solo l’università, ma l’intera città”.

Come farlo? Rizzello individua tre mosse, d’intesa con le amministrazioni locali: l’ex caserma dei carabinieri di via Cavour, proprio di fronte a Palazzo Borsalino, per la quale è prevista da anni la cessione in comodato d’uso da parte della Provincia (è la proprietaria dell’edificio) che oggi è “finalmente pronta a farlo”; l’istituto Santa Chiara di via Inviziati per il quale “è in corso da tempo la valutazione con la Curia vescovile” che potrebbe contare su una struttura da una ottantina di posti letto, una mensa per 120 persone, una sala conferenze da duecento posti, una biblioteca e un auditorium da ottanta posti (“L’operazione ha costi contenuti perché la struttura prevede solo alcuni interventi per la messa a norma e poco altro”); l’area dell’ex chiesa San Francesco e dell’ex ospedale militare dove “prende con forza l’idea di dare una fruibilità universitaria con l’ipotesi di una piccola foresteria per i docenti e gli ospiti dell’ateneo”, il tutto in piena sintonia con l’amministrazione locale.

Il “riequilibrio globale” dell’Università del Piemonte Orientale, cui pensa il candidato al Rettorato, è l’esatto contrario di quanto avvenuto in questi ultimi anni, dove anche all’interno del Senato accademico si è potuta toccare con mano la volontà di puntare prevalentemente su Novara. Ma il riequilibrio, per come è stato presentato, punta anche a consolidare quei rapporti esterni, per primi con il sistema economico per “potenziare la formazione post laurea, insieme a una didattica da potenziare con attività da progettare con il mondo delle professioni”. Ad Alessandria gli esempi sono rappresentati dai diversi master già attivi con un’alta formazione riconosciuta a livello nazionale e internazionale.

Il tempo per il confronto dei programmi dei candidati ci sarà, certo è che l’idea di Avanzi per il futuro dell’Upo non è al momento ancora chiarissima. In una breve intervista rilasciata tempo fa alla redazione di Novara de La Stampa, oltre ad annunciare l’autocandidatura, aveva parlato di “corsi ibridi” con percorsi di laurea per creare “figure trasversali tra più dipartimenti. Mi rifaccio – aveva detto – al programma nazionale per la ricerca che individua dodici argomenti chiave su cui puntare e per l’Upo ho individuato, ad esempio, l’ipotesi di creare un corso dedicato ai Beni culturali, un altro di Filosofia-Economia, ovviamente sono idee che vanno concordate con i vari dipartimenti, ma ritengo che nuovi corsi possano portare più studenti e fondi per la ricerca”. Forse Avanzi non sa che ad Alessandria, al Digspes per primo, ma come anche al Disit (scienza e innovazione tecnologica), tutto questo avviene da anni, con una progressiva trasversalità didattica che ha ottenuto riconoscimenti nazionali. E anche fondi.