Prof. Helmut K. Anhaier

Helmuth K. Anheier: il pericoloso matrimonio politico tedesco

by francogavio https://democraticieriformisti.wordpress.com

Prof. Helmut K. Anhaier, Dean der Hertie School of Governance Berlin am 20. April 2010 Foto© David Ausserhofer

Una palese stroncatura quella del politologo tedesco Helmut K. Anheier nei confronti della SPD, sebbene parzialmente mitigata dalle “necessità contingenti”. A poco più di venti anni di distanza dalla temperie blariana e la susseguente, per anni enfaticamente lodata, Agenda 2010 del governo socialdemocratico di Gerhard Schröder, oggi non pochi intellettuali in Germania di fede socialdemocratica ricusano in modo più o meno esplicito quel progetto che nel tagliare oltre misura il generoso welfare tedesco, spianò così la strada alle dominanza delle forze conservatrici.

Queste, astutamente, ne raccolsero l’eredità e per tre consecutivi mandati, condividendo il disegno neoliberista con un imbelle socialdemocrazia, ne fecero il loro vessillo mercantilista, comprimendo i salari e attuando una competitiva svalutazione del lavoro, accresciuta dal successivo basso valore di cambio della moneta unica.

Alla fine chi ne trasse vantaggio fu solo il capitale finanziario, mentre ampi strati della popolazione tedesca, specialmente nei Länder orientali, finì per pagarne un prezzo salato (bassi salari, alto costo della vita, precarizzazione del lavoro e competizione al ribasso con mano d’opera straniera)[1].

Al stato attuale, la SPD si trova a fare i conti con gli errori commessi e con la trappola in cui è caduta. Non stupisce il fatto che la SPD nell’affrontare le scelte decisive emerse nelle vicende del secolo scorso abbia sempre privilegiato etnicità del germanesimo, piuttosto che i valori del socialismo. Dalla approvazione dei crediti di guerra, che anticiparono il primo conflitto mondiale, alla svolta moderata di Rudolf Hilferding nel corso della travagliata Repubblica di Weimar, gli esiti sono stati sempre drammatici, non solo per la Germania ma per l’intera Europa.

Helmut K. Anheier sembra mettere in rilievo ancora oggi l’irriducibilità della SPD al tema del “germano-centrismo”, sebbene mascherata con una presunta “responsabilità europea”, in spregio ai valori di un civile e necessario confronto democratico domestico. Aver ridotto i valori socialdemocratici a ruota di scorta del fondamentalismo di mercato – fa trasparire nella sua disamina il politologo berlinese – ha prodotto come conseguenza un vuoto politico, oggi facilmente contendibile per le forze più retrive e antidemocratiche. Ed è quello che per la terza volta, nonostante le erronee esperienze passate, sembra che stia per accadere.

Germany’s Dangerous Political Marriage

Mar 13, 2018 HELMUT K. ANHEIER

Germany’s new grand coalition – the third in Merkel’s long chancellorship – is a good outcome for Germany’s short-term stability, especially with regard to Europe. But it is a bad outcome for democracy, especially at a time when populist forces are a growing threat.

BERLINO – Più di cinque mesi dopo le elezioni federali tedesche dello scorso settembre, un nuovo grande governo di coalizione – comprendente l’Unione democratica cristiana del Cancelliere Angela Merkel, il partito gemello bavarese della CDU, l’Unione sociale cristiana (CSU) e il Partito socialdemocratico (SPD) – è stato finalmente formato. Ma ci sono pochi motivi per festeggiare.

La Germania ha sopportato quasi per sei mesi sotto un governo di transizione (il più lungo nella storia della Repubblica Federale), un fallito accordo di coalizione, settimane di ardui negoziati, penosi brontolii in ogni partito e molta politica. Inoltre, un recente sondaggio nazionale ha inferto un altro colpo alla formazione di centro-sinistra SPD, indicando che qualora oggi si tenessero le elezioni, il partito sarebbe superato dall’estrema destra (AfD).

A ciò si aggiungono l’attuale reazione di destra in Europa (esemplificata, più recentemente, dalle elezioni italiane) e la minaccia di una guerra commerciale con gli Stati Uniti.  Avvenimenti che fanno trasparire un senso di disperazione all’interno della nuova grande coalizione. Non sorprende che le reazioni alla sua formazione da parte addetti ai lavori, divulgatori o politici che fossero, siano state contenute. Costoro erano più semplicemente sollevati per avere superato la lunga prova.

La nuova grande coalizione tedesca – la terza nella lunga cancelleria della Merkel – è un matrimonio di convenienza: senza amore, in gran parte non amato, e privo di qualsiasi visione dominante. È un buon risultato per la stabilità a breve termine della Germania, soprattutto per quanto riguarda l’Europa. Ma è un esito incerto nel lungo termine, dato il considerevole bagaglio politico della coalizione, ed è un pessimo risultato per la democrazia, specialmente in un momento in cui le forze populiste sono una minaccia crescente.

Si potrebbe sostenere che è positivo per la democrazia in quanto la coalizione della Merkel si sia ridotta. Poiché i partiti governativi controllano appena più della metà del Bundestag, non soverchiano più l’opposizione, rendendola irrilevante. Il problema è che il più grande partito ufficiale nello schieramento alternativo è ora il populista AfD.

Inoltre, la quota all’interno del Bundestag detenuta da partiti d’opposizione che sono solo parzialmente fedeli alla democrazia liberale – l’AfD e la sua controparte di sinistra Die Linke (a sinistra) – si avvicina ora a un quarto. Nemmeno la Repubblica di Weimar ebbe un partito di estrema destra che rappresentasse la più grande forza d’opposizione, oppure vide le forze anti-liberali come i controllori di una parte così ampia del Bundestag.

Questo risultato illiberale è una conseguenza diretta della partecipazione della SPD al governo Merkel. Se la SPD fosse rimasta all’opposizione, come aveva promesso di fare dopo il suo scarso risultato elettorale, avrebbe potuto passare i successivi quattro anni a rinnovare la sua piattaforma e la sua rappresentanza, mentre agiva da forte sfidante sia alla Merkel sia ai populisti di destra e di sinistra. Un governo di minoranza CDU/CSU guidato dalla Merkel avrebbe significato un dibattito aperto su tutte le principali questioni politiche e proposte legislative, ravvivando il Bundestag e mostrando al pubblico che i partiti politici contano e che una grande coalizione non è essenziale per progredire.

Invece, la Germania ha un governo che attuerà una serie predeterminata di politiche, contenute in un accordo di 170 pagine forgiato con difficoltà a porte chiuse che promette più o meno la stessa cosa. I suoi membri s’impegneranno in tutti gli stessi dibattiti professionalmente coreografati e ben oliati, una dimostrazione ritualistica del processo legislativo che svaluta il parlamento perché il risultato è predeterminato.

Per l’Europa, ciò significa che non ci si dovrebbe aspettare un cambiamento significativo nell’approccio tedesco, nel bene e nel male. Il Presidente francese Emmanuel Macron non vedrà una mano tedesca tesa a lavorare con lui sulla riforma dell’Unione Europea, anche se potrebbe essere in grado [al massimo] di afferrare un dito o due.

A dire il vero, l’approccio politico della nuova grande coalizione sarà diverso sotto alcuni aspetti rispetto all’ultimo. Nella sua determinazione a formare un governo, la Merkel ha ceduto alla SPD su questioni importanti, tra cui la politica della UE e le questioni relative al mercato del lavoro. Di conseguenza, il programma legislativo globale delineato nell’accordo di coalizione è più socialdemocratico di quello di ogni precedente grande coalizione.

Ma, alla fine, la Germania può aspettarsi più o meno la stessa cosa per ora. Ciò manterrà stabile il governo nel breve periodo. Ma, parallelamente, è da considerarsi una festa per i populisti e un’opportunità mancata per la democrazia.

In effetti, qualunque sia la stabilità che CDU/CSU e SPD pensano di aver ottenuto, ci sono molti motivi di preoccupazione a medio termine. La CDU è sempre più impaziente riguardo alla Merkel e del suo approccio politico. E, sebbene sia il partito più grande, ha un numero relativamente basso di incarichi governativi rispetto alla SPD, per giunta senza un ministro del governo della CDU proveniente dalla Germania orientale, una roccaforte dell’AfD.

A differenza del CDU, i cui membri presto si sentiranno presto defraudati, la SPD ha riscoperto le virtù della democrazia interna, che ha rivelato una significativa disconnessione tra la leadership del partito e la sua base. Qualunque successo la SPD abbia avuto nel gioco della coalizione, la partecipazione del partito in un altro governo ancora guidato dalla Merkel sta per costare un numero crescente di elettori a reddito medio-basso.

Sia la CDU che l’SPD affrontano una riduzione della base elettorale e una caduta nella loro riserva di quadri dirigenti. Di conseguenza, entrambe le parti, e in particolare la stessa coalizione, diventeranno sempre più instabili nel tempo, una tendenza che, qualora le loro prestazioni nelle elezioni del Parlamento europeo del 2019, per non parlare delle imminenti elezioni regionali e locali in Germania, risultassero scarse, sarebbe accelerata.

Nel frattempo, in assenza di una crisi che richieda attenzione politica, tutti i problemi e i rischi che i precedenti governi di coalizione della Germania non sono riusciti a risolvere continueranno a essere ignorati. In un momento in cui la leadership tedesca è così tanto necessaria in Europa, il paese è destinato a continuare a svolgere un ruolo passivo.

Fino a poco tempo fa, la SPD sembrava preferire una perdita a una mezza vittoria, proprio come quando una persona decide una scelta di solitudine piuttosto che vivere una relazione mediocre. Ma ora la SPD sembra pensare che essere al potere, aderendo alla coalizione di governo, sia automaticamente meglio che essere destinata all’opposizione, a prescindere dal costo. E il costo potrebbe essere davvero molto alto. I matrimoni senza amore possono durare a lungo, ma raramente finiscono bene.

Helmut K. Anheier is President of the Hertie School of Governance and Professor of Sociology. His research centres on indicator systems, social innovation, culture, philanthropy, and organisational studies. Anheier is the principal academic lead of the Hertie School’s annual Governance Report (Oxford University Press). He also holds a Chair of Sociology at Heidelberg University and serves as Academic Director of the Centre for Social Investment. He received his PhD from Yale University in 1986, was a senior researcher at the Johns Hopkins University’s Institute for Policy Studies, Professor of Public Policy and Social Welfare at University of California, Los Angeles (UCLA) Luskin School of Public Affairs, and Centennial Professor at the London School of Economics and Political Science (LSE), and Professor of Sociology at Rutgers University. Anheier is author of over 450 publications, many in leading journals, and has received various international awards. Before embarking on an academic career, he served as Social Affairs Officer at the United Nations.

https://www.project-syndicate.org/commentary/germany-grand-coalition-risks-by-helmut-k–anheier-2018-03

[1] Explaining Rising Income Inequality in German 1991-2010”, Macroeconomic Policy Institute, Dusseldorf, Germany, 2013, Kai Daniel Schimd and Ulrike Stein.