La megalopoli del futuro  http://www.lastampa.it/

Ogni giorno molti pendolari si spostano da Torino a Milano (o viceversa) per lavoro. Grazie all’alta velocità ferroviaria, la distanza tra le due metropoli del Nord si è ridotta a tal punto da richiamare, secondo gli standard internazionali, l’idea di «una sola città». Quarantacinque minuti in fondo sono meno di quanto ci si metta per spostarsi da un capo all’altro delle grandi capitali mondiali – da Londra a New York, da Hong Kong a Parigi.   

Ma qui immagino alcuni lettori trasecolare. Orrore, orrore! Torino fusa con Milano? Ebbene: lasciate che vi rassicuri. Le due città non diventeranno mai un unicum indifferenziato. Tuttavia, come molte altre aree del mondo, stanno sempre più funzionando a rete. E’ un fenomeno comune: negli ultimi decenni le metropoli sono diventate policentriche, nuclei urbani diversi tenuti insieme da un robusto sistema di comunicazione e di trasporto.   

In questo nuovo contesto geografico, mi sembra bello che l’Olimpiade Invernale del 2026 possa seguire una logica simile, con la candidatura congiunta Torino-Milano. Si tratterebbe di superare antichi e recenti campanilismi (vedi la contesa sul Salone del Libro o quella sulla mostra di Manet, solo per citare due esempi particolarmente controversi) per cercare invece nuove sinergie. In un mondo interamente interconnesso, è questo il solo modo di affrontare le sfide internazionali.  

Penso, anzi, che il tandem Torino-Milano potrebbe proporre una nuova visione per future Olimpiadi e grandi eventi urbani in generale. I Giochi del 2026 come prima mondiale di un approccio a rete e sostenibile, capace di valorizzare i patrimoni già esistenti in ciascuna città: dalle infrastrutture olimpiche di Torino 2006, come noto sottoutilizzate, alla grande capacità di accoglienza della Milano post-Expo.  

Un simile piano potrebbe mettere in gioco una forza molto maggiore rispetto a quella di ciascuna città presa singolarmente. Consci del fatto che, a dispetto dei più ostinati orgogli locali, oggi si vince facendo rete. 

Carlo Ratti, architetto e ingegnere,  

è partner dello studio CRA-Carlo Ratti Associati (Torino e New York),  

e insegna al Mit di Boston, dove dirige  

il Senseable City Laboratory