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La fusione nucleare non arriverà in Piemonte. Il bando dell’Enea è vinto da Enea. E Casale è solo quinta

di Enrico Sozzetti

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Niente fusione nucleare in Piemonte. L’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) che ha avviato la selezione nazionale per individuare il sito dove realizzare la Divertor Tokamak Test facility (Dtt), il Centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla fusione nucleare, ha scelto Enea.

Su nove candidature, ha vinto con un buon distacco Frascati, ovvero “l’area situata all’interno dell’omonimo Centro Enea, in una zona vocata alla ricerca scientifica caratterizzata dalla presenza dei più importanti centri di ricerca nazionali”. Casale Monferrato, città che ha espresso la candidatura del Piemonte, si è classificata al quinto posto.

L’avvio dei lavori della Dtt è previsto entro il 30 novembre, con una conclusione stimata entro sette anni. “Saranno coinvolte oltre 1.500 persone di cui 500 direttamente e altre 1.000 nell’indotto con un ritorno stimato di 2 miliardi di euro, a fronte di un investimento di circa 500 milioni di euro. I finanziamenti – si legge su una nota dell’Enea – sono sia pubblici che privati e vedono la partecipazione, fra gli altri, di Eurofusion, il consorzio europeo che gestisce le attività di ricerca sulla fusione (60 milioni di euro) per conto della Commissione europea, il Ministero dell’istruzione e dell’università (con 40 milioni), il Ministero dello sviluppo economico (40 milioni impegnati a partire dal 2019), la Repubblica Popolare Cinese con 30 milioni, la Regione Lazio (25 milioni), l’Enea e i partner con 50 milioni cui si aggiunge un prestito Bei (Banca europea degli investimenti) da 250 milioni di euro.

La fusione, processo opposto alla fissione nucleare, si propone di riprodurre il meccanismo fisico che alimenta le stelle per ottenere energia rinnovabile, sicura, economicamente competitiva, in grado di sostituire i combustibili fossili e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione”.

Nonostante il forte impegno dell’amministrazione casalese, alcune delle condizioni generali dell’area messa a disposizione e la discesa in campo della Regione Piemonte, tutti elementi riconosciuti dalla stessa commissione giudicatrice, il peso della candidatura di Frascati è stato troppo forte. A parte la riflessione a margine sulla necessità, se non puramente formale, di una procedura di selezione nazionale per la sede della Dtt che sembra, a questo punto, che fosse già stata scritta, resta il fatto che la città di Casale ha partecipato e si è piazzata al quinto posto su nove.

Un risultato non scontato, ma che nella città di Sant’Evasio si sta già trasformando nell’ennesimo caso politico, forse non casuale visto che le elezioni si avvicinano. Federico Riboldi, vicepresidente della Provincia e vicepresidente del Consiglio di Casale, ha subito avanzato “senza retorica le immediate dimissioni della maggioranza a guida del Partito democratico che tra Regione e Comune è riuscita ad arrivare quinta su nove contendenti a una corsa che avrebbe contribuito in maniera determinante al rilancio della città.

Il centrodestra, dimostrando grande responsabilità, si è compattato nella decisione di appoggiare l’amministrazione nella candidatura che però essendo stata gestita con la consueta superficialità ha portato a questo misero risultato”.

In realtà, visti i punteggi raggiunti da sette candidature su nove, appare evidente come i giochi fossero già stati in buona misura fatti prima. Ma schermaglie politiche e risultato finale a parte, resta il fatto che Casale ha avuto la capacità di formulare progettualità nazionali di spessore, come quella per la ‘Capitale italiana della cultura del 2020’. Uno capacità rispetto alla quale Alessandria appare decisamente lontana.