Un giorno a te io voglio raccontare
il significato più bello delle cose,
di quelle che ho imparato fino ad ora
quando la notte entra, adagio e silenziosa
col suo mantello concavo sopra la sua Terra;
allora parlerò di ogni cosa, che posso vedere là,
dove il mio sguardo arriva;
e lo farò per te con voce lieve
e con il cuore vuoto da ogni ombra,
per le stelle sospese su nel cielo
da una forza che la fisica ci spiega;
per i numeri, a volte un po’ imprecisi,
che abbiamo imparato a usare nel calcolo del tempo.
E quanti ce ne sono, chi lo sa, che hanno misurato
indecifrabili distanze fra i pianeti,
per cui l’umano ingegno poi si ferma
e libera il pensiero che si perde,
poi l’interpretazione si consegna ai sogni;
pregherò, pensando a interminabili viaggi,
per tutti i naviganti che solcano le onde sopra i mari
con l’ansia e la certezza di partire e dentro all’anima
l’incertezza di arrivare, e anche il timore,
chissà, di non tornare;
per la nostra luna, che lassù come sovrana regna
quando lauta in pienezza appare tutta intera,
o quando timida si fa e nasconde la sua faccia
come se per distrarci dalle terrene cose;
e io per lei al cielo chiedo sempre, se il male
sta quaggiù, solo sul nostro mondo
e se invece ancor più su, ancora più lontano,
dove gravitano da sempre instancabili i pianeti ,
c’è pace, c’è equilibrio, bellezza e armonia,
come qui in Terra noi…speriamo e immaginiamo.