Stefano Labbia

Poesia cercasi disperatamente, di Stefano Labbia

La stiamo perdendo. La stiamo lasciando andare. Ma possiamo reagire. Possiamo “recuperarla” e tornare… umani. Pieni di speranze, di sogni, di desideri, di poesia. Possiamo tornare a lottare, a gridare all’ingiustizia.

Ma in questi ultimi tempi, quando mi guardo attorno, vedo una generazione – o forse più di una – smarrita, preda di falsi ideali, di falsi miti. Siamo un’umanità all’apparenza (s)coordinata. Senza una meta specifica, senza apparenti obiettivi. Oh, li abbiamo in verità. Ne abbiamo alcuni in comune.

Ne creiamo ogni giorno. Seguiamo il flusso che la globalizzazione, l’esigenza altrui, il consumismo e tutto ciò che ci circonda, ci fornisce come input. Compra e sarai felice. Fuma, mangia, consuma. Scommetti, bevi, spara.

È incredibile come le azioni collettive siano, poi, scelte di vita, modi di essere che da globali ci riguardano in prima persona. Il messaggio che passa ultimamente sembra essere «Perché lottare quando puoi semplicemente… subire?».

La poesia, la poesia è sempre stata verità e lotta. In punta di penna. È stata satira aggressiva, sogno incerto, amore platonico, sensualità, sfogo, amore vero, reale, ricordi, paesaggi, sogni ed ossessioni. Di chi scrive e di chi legge.

Una relazione a distanza, inchiostro nelle vene. Stiamo lasciando tutto questo in favore di una vita “comoda”, “tranquilla”, monotona, parzialmente agiata. E invece quanto è bello sognare… E soprattutto… il sogno, la poesia, la verità, non ha costo alcuno. Sono fruibili a tutti. La poesia è attorno a noi! Basta solo saperla cogliere!

Basterebbe iniziare a guardare le cose, quello che ci accade, ciò che accade all’altro, da un punto di vista diverso. Poetico. Siano esse esperienze benevole o meno. Il tutto sempre con occhio critico ma mai figlio dell’ira, della collera, dell’insoddisfazione. Della monotonia, a cui veniamo costretti. Soggiogati. Affascinati. Rapiti.

Sappiamo ancora sognare? O ci “accontentiamo” di un mutuo trentennale, un posto macchina e le ferie una – due volte all’anno? Quando va bene. No… dobbiamo sognare. Dobbiamo ricominciare a farlo. Dobbiamo coltivare in noi la poesia. Essere noi stessi una poesia. E criticare, mai giudicando.

Cogliere la bellezza di quello che ci circonda. Reagire di fronte ad un’ingiustizia, non per paura di subirla a nostra volta… Ma perché, semplicemente, è giusto così. È giusto dire la propria opinione. Esporla. La poesia ha sempre fatto tutto questo.

Ha sempre anteposto la bellezza alla verità, la ragione alla menzogna. Ed è ancora lì, seppure in lieve affanno. La poesia è la nostra coscienza: sarebbe così grave perderla…