Berlino capitale degli affitti stellari: i residenti occupano le case per protesta

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La città tedesca è la prima al mondo per aumento dei prezzi degli immobili. Dal 2017 il contratto di locazione raddoppiato, acquistare costa un terzo in più

AP

Uno striscione con scritto «Occupare» contro l’aumento degli affitti e delle vendite a Berlino

WALTER RAUHE BERLINO

http://www.lastampa.it/

Settecentoventi euro di affitto al mese per un micro appartamento di 14 metri quadrati. Non nel centro di Manhattan, Parigi o Londra, ma nel poco mondano distretto di Neukölln, uno dei quartieri più poveri e problematici della capitale, abitato prevalentemente da immigrati e con uno dei più alti tassi di criminalità della Germania. L’annuncio immobiliare pubblicato nell’autunno dell’anno scorso su un sito specializzato provocò forti polemiche, ma a fare domanda per il monolocale furono ugualmente 148 aspiranti inquilini.   

Un caso emblematico che mette in evidenza un fenomeno relativamente nuovo per la capitale tedesca: quello della drammatica penuria di alloggi e della conseguente esplosione dei prezzi immobiliari. In nessun’altra metropoli al mondo i costi medi per l’acquisto di una casa sono aumentati l’anno scorso così tanto come a Berlino. Uno scatto medio del 31,9% nel giro di un solo anno per il valore di un immobile di proprietà e addirittura del 50,4% per i contratti di affitto.  

Per molti cittadini il boom di cui è protagonista la capitale tedesca da cinque anni a questa parte si sta lentamente trasformando in un vero e proprio incubo. Berlino conta oggi 3,712 milioni di abitanti, 247mila in più rispetto al 2013. Secondo le previsioni dell’assessorato all’Urbanistica nel 2030 il numero degli abitanti supererà la soglia dei 4 milioni.  

La domanda alle stelle

A mancare sono però gli alloggi. Soprattutto quelli a buon mercato. Quartieri un tempo «malfamati» come quello di Neukölln sono così protagonisti di un drammatico processo di gentrificazione. I vecchi abitanti del quartiere – immigrati turchi, studenti, artisti squattrinati e disoccupati – vengono scacciati dai nuovi imprenditori delle società digitali, da giovani e benestanti «hipster» e bohémienne metropolitani, da studenti benestanti e cosmopoliti della generazione Erasmus e Easyjet. Edifici un tempo fatiscenti e a buon mercato vengono ristrutturati e trasformati in prestigiosi ed esclusivi loft, attici e così via. In poche parole: Berlino, ancora una volta, si sta radicalmente trasformando. Da spregiudicato e trasgressivo laboratorio di modelli di vita alternativi, a rampante e ricca metropoli di tendenza e di potere.  

I vecchi berlinesi

Ma i «vecchi» berlinesi iniziano a ribellarsi a questo processo. In una città nella quale ben l’80% degli abitanti vive in appartamenti in affitto e solo il 20% in immobili di proprietà, l’improvvisa esplosione dei costi per la casa sta innescando una rivolta popolare. Ad una recente manifestazione contro il rincaro degli affitti hanno partecipato oltre 30 mila persone e lo scorso fine settimana, per la prima volta da 30 anni, sono state occupate nuovamente delle case. Come negli Anni Ottanta, quando a Berlino Ovest le case occupate erano oltre 200 e le comuni alternative e di sinistra diedero vita ad un nuovo modello di vita e involontariamente anche al movimento ambientalista tedesco.  

Oggi a scendere in piazza non sono però gli hippies di allora, ma anche semplici pensionati, dipendenti pubblici, insegnanti ed operai. Per loro i prezzi degli immobili, a Berlino come in molte altre grandi città tedesche, non sono più finanziabili. A Monaco di Baviera la Giunta comunale ha così avviato un programma per la costruzione di nuove case popolari riservate appositamente ad agenti delle forze dell’ordine, postini, vigili del fuoco o educatori sociali. Il comune aveva sempre più difficoltà a trovare nuovo personale, dal momento che per queste categorie di lavoratori i prezzi immobiliari erano troppo alti. Sotto il cielo di Berlino ad essere sfrattati sono gli artisti, gli intellettuali, i celebri club e le discoteche che in passato hanno contribuito a costruire il mito della città creativa, libera e sperimentale che negli ultimi decenni ha attratto così tanti giovani da tutto il mondo.