Auschwitz – Birkenau – di Maria Rizzi

Sono stata ad Auschwitz. Volevo vivere la realtà di questo luogo allucinante con tutte le fibre, per non fermarmi ai documentari, ai film, ai libri e, soprattutto, per rendere omaggio alle vittime di tanto orrore. Il lager ti annienta già dall’atmosfera di morte che vi si respira, dai fili spinati, allora elettrificati, dalla torretta di comando dei soldati nazisti, dal cancello, che con macabra ironia, è sovrastato dalla scritta. “Il lavoro rende liberi”. Si parla sempre di Hitler, ma un intero apparato statale – burocratico allestì in modo scientifico il teatro dei lager. L’idea

era chiara dal 1933, quando il governo nazional socialista tedesco istituì il campo di concentramento di Dachau. Nel 1939 venne scelto Auschwitz come

campo – base, in quanto si trovava al centro esatto dell’Europa e da esso, come tela di ragno, poteva dipanarsi il progetto dei quaranta lager, che coprivano l’intero continente.

Parlare di odio è davvero riduttivo dopo essere stata nelle baracche, costruite dagli stessi detenuti, dopo aver visto le vetrine con le montagne di capelli ( si potrebbero definire scalpi); le migliaia di scarpe di ogni colore e dimensione; gli utensili che gli ebrei avevano portato con loro, convinti di dover esercitare i propri mestieri; le valigie, sulle quali con la stessa

disgustosa ironia, erano stati scritti gli indirizzi, per

dare l’illusione di un ritorno. I nazisti non odiavano, erano animati da cieca follia, da volontà di annientare

le personalità, le identità di milioni di innocenti…

Ho visto l’urna, nella quale conservano un po’ delle ceneri e sono scesa nella camera a gas. Le lattine di

Zyklon B erano migliaia, raccolte in una vetrina adiacente alla camera a gas. Nel regno della morte venivano accatastati dai 400 ai 600 corpi alla volta e non sempre le dosi di Zyklon B erano sufficienti a soffocarli. Spesso le vittime agonizzavano per quattro – cinque giorni, accatastate le une sulle altre.

La follia degli aguzzini non aveva limiti. Venivano inflitte torture per motivi irrisori: i ‘colpevoli’ venivano legati ai polsi a dei pali di legno e dovevano restare vigili, per cui ogni volta che svenivano ricevevano calci o colpi di bastone. Esisteva inoltre un muro per la fucilazione, in quanto la pietà era bandita. Non era concesso ai detenuti di dividere il pane azzimo con un compagno. Se osavano farlo dieci di loro venivano fucilati. Sul muro ho visto corone e cuscini di fiori freschissimi.

Esistevano, inoltre, medici specializzati in Antropologia, che si dedicavano a esperimenti sui gemelli, sulle persone troppo alte o troppo basse e su coloro che erano affetti da ogni genere di malattia.

Le cavie dei laboratori sopravvivono, gli esseri umani non avevano questa ‘fortuna’. Ho visto le stanze e non sono riuscita a osservare gli strumenti rimasti.

Ho pianto sempre. E come me piangevano in tanti.

Mi sembrava di sentire i lamenti di milioni di anime e non mi sentivo innocente né salva. Oltre agli ebrei dei vari paesi europei vennero deportati i Rom e i prigionieri politici. Di questi ultimi nessuno è sopravvissuto.

Ho visitato Birkenau, luogo dello sterminio finale. I nazisti hanno fatto esplodere le camere a gas prima dell’arrivo dei Russi. Non sono state ricostruite per motivi economici, ma soprattutto per evitare che i negazionisti potessero parlare di ‘opere inventate arbitrariamente’. In questo secondo lager, molto vicino ad Auschwitz, la scientificità dei carnefici si era affinata. I treni arrivavano direttamente nel campo di concentramento e la verità veniva atrocemente ‘custodita’. Per anni l’Olocausto è rimasto sconosciuto. Sembrava impossibile. In seguito i quaranta lager, i documenti e le testimonianze dei sopravvissuti hanno permesso di ricostruire la strage degli innocenti perpetrata sotto gli occhi di troppi.

Seimila persone uccise barbaramente senza un motivo. Il male compiuto in nome del male.

Non più tardi di ieri hanno recuperato in mare gli innocenti morti, mentre i governi europei decidevano

della loro sorte. E di fronte ai cadaveri dei bimbi piccoli molti hanno parlato di ‘imbroglio’. Erano ‘asciutti’, si trattava di bambolotti. Se anche non fosse stato così ‘se l’erano cercata…’

La storia rischia tristemente di ripetersi. Può accadere  ogni giorno.

Ho visitato Auschwitz e Birkenau, non riuscivo a dormire e ieri mi sono resa conto che il male resta sempre in agguato. Vorrei potessimo scegliere l’amore, ma è maledettamente difficile.

  Maria Rizzi