Pressing leghista sul decreto dignità. Galli, il vice di Di Maio: “È insufficiente, va integrato”
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Si intensifica il pressing leghista per modificare il decreto Dignità. Dalle colonne del Foglio è lo stesso vice di Luigi Di Maio, il leghista Dario Galli, a definire “insufficiente” il decreto e auspicare delle modifiche:
“Il decreto elaborato da Di Maio non è sufficiente”, afferma Galli. Il motivo principale? “L’aggravio contributivo dello 0,5 per cento sui rinnovi dei contratti a termine, che pure si aggiunge a un 1,4 per cento voluto dalla sinistra, risponde alla volontà del M5S […]. A livello del tutto personale, propongo che anziché mettere una penalizzazione del genere, s’introduca uno sgravio di mezzo punto come premio per chi stabilizza i contratti a termine. È una modifica piccola, lo so, ma significativa”.
Sempre al Foglio Galli aggiunge che “il decreto non va stravolto, ma integrato”:
“Sarebbe doveroso, nella fattispecie, adoperarsi per ridurre il peso della burocrazia. Ne dico una? L’obbligo di redigere l’elenco clienti-fornitori va abolito […]. Per guadagnare la fiducia degli imprenditori servono tre cose: ridurre cuneo fiscale e burocrazia e introdurre la flat tax. Con un obiettivo che poi è uno solo: la crescita”. E per farlo “bisogna convincere anche i tecnici della Ragioneria dello Stato che si deve per forza rompere qualche paradigma”.