Dieci e venticinque, di Cristina Saracano

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Avevo finito e la terza elementare e non avevo mai visto il mar Adriatico.

Viaggeremo in treno.

Dissero i miei. Che piacere: sul treno vedevo il mondo allontanarsi dal finestrino: campagna, pianura e le città: Piacenza, Parma, Modena, Reggio.

Non avevo mai fatto un viaggio così lungo.

Bologna.

Qualcosa di diverso, un treno dimenticato su un binario bianco, forse disinfettato.

La gente sporgeva curiosa le teste e parlottava.

Brigate rosse, assassini, che orrore, poveri innocenti.

Due giorni prima quell’esplosione in quella stazione, e l’eco in tutta Italia.

Silenzio e vittime innocenti.

E anch’io, a guardare, a imprimere un ricordo per sempre.

L’orologio tondo, bianco e nero, uguale in tutte le stazioni, qui fermo alle diecieventicinque, 2 agosto 1980, i miei occhi non dimenticano.