Una lettura dell’ “Ode all’uomo semplice” di Pablo Neruda letta, come sempre in maniera esemplare, da Luigi Maria Corsanico e da me già commentata su Youtube, ma che qui riprendo sotto un altro profilo.

“vinceremo,

anche se tu non lo credi,

vinceremo.” dice Neruda concludendo la sua poesia con questi versi.

Ma cosa vinceremo? il dolore della vita, quello delle nostre scelte, quello che ci procurano gli altri?

La mano sulla spalla che Neruda ci offre come un amico, ci consolerebbe certamente come ci consola la mano dell’amico che ci si pone a fianco. Saremo più sereni, saremo più sorridenti, ci sembrerà più lieve il dolore.

Ma sconfitti siamo e sconfitti resteremo, perché ciascuno di noi è uno e solo uno.

E quando ciascuno di noi pensa e aspira alla felicità non può che pensare e aspirare alla propria. Anche se al di là della propria pensa e vuole la felicità dell’umanità.

Forse se si fosse santi… Ma essere santi non è una categoria dell’essere, semmai è un modo per dare un significato alla sconfitta.

Ti racconterò in segreto
chi sono io,
così, ad alta voce,
mi dirai chi sei,
voglio sapere chi sei,
quanto guadagni,
in quale azienda lavori,
in quale miniera,
in quale farmacia,
ho un dovere terribile,
cioè sapere,
sapere tutto,
giorno e notte sapere
come ti chiami,
è questo il mio compito, conoscere una vita
non è abbastanza,
né conoscere tutte le vite è necessario,
vedrai,
bisogna sviscerare,
grattare a fondo
e come in una tela
le linee nascosero,
con il colore, la trama
del tessuto,
io cancello i colori
e cerco fino a trovare
il tessuto profondo,
così trovo pure l’unità degli uomini,
e nel pane
cerco
più in là della forma:
mi piace il pane, lo mordo,
e allora
vedo il frumento,
i campi di grano vicini,
la verde forma della primavera,
le radici, l’acqua,
per questo
più in là del pane,
vedo la terra,
l’unità della terra,
l’acqua,
l’uomo,
e così provo tutto
cercandoti
in tutto,
cammino,nuoto,navigo
fino ad incontrarti,
e allora ti domando
come ti chiami,
strada e numero,
perché tu riceva
le mie lettere,
perché io ti dica
chi sono e quanto guadagno,
dove abito,
e com’ era mio padre.
Vedi che semplice sono,
che semplice sei,

non si tratta
di nulla di complicato,
io lavoro con te,
tu vivi, vai e vieni
da un luogo all’ altro,
è molto semplice:
sei la vita,
sei trasparente
come l’acqua,
e così sono io,
il mio dovere è questo :
essere trasparente,
ogni giorno
mi educo,
ogni giorno mi pettino
pensando come pensi,
e cammino
come tu cammini,
mangio come tu mangi,
tengo fra le braccia il mio amore
come tu la tua sposa,
e allora,
quando questo è provato,
quando siamo uguali
scrivo,
scrivo con la tua vita e con la mia,
col tuo amore e con i miei,
con tutti i tuoi dolori,
e allora
siamo già diversi
perché, la mia mano sulla tua spalla,
come vecchi amici
ti dico in un orecchio:
non soffrire,
arriva già il giorno,
vieni,
vieni con me,
vieni
coloro che ti assomigliano,
i più semplici,
vieni,
non soffrire,
vieni con me,
perché sebbene tu non lo sappia,
questo sì io lo so:
io so in che direzione andiamo,
ed è questa la parola:
non soffrire
perché vinceremo,
vinceremo noi,
i più semplici,
vinceremo,
anche se tu non lo credi,
vinceremo.