Il salto, di Marcello Comitini

Pablo-Picasso-Child-with-flower
Pablo Picasso, Child with flower

allo stupore dolente dei Genovesi

Eccomi ancora sui sedili posteriori dell’auto.
Nello specchietto retrovisore mi vedo lontano e piccolo.
Giocavo con la palla rossa e blu che mi ha regalato
la nonna per questo viaggio.
Mio padre diceva a mia madre di essere arrabbiato
perché aveva dimenticato di chiudere
il gas e la finestra del bagno.
Io immaginavo la nonna che entrava a casa
per chiudere il gas e la finestra mentre si guardava intorno
e sentiva la malinconia della mia assenza. Saranno contenti
– pensava – d’essere tutti in vacanza.
Non sono mai stati nel Midi della Francia in un sole più buono
e un vino più dolce di quello che fanno in Toscana.
È vero mio padre e mia madre non ci sono mai stati
ma già sanno qualcosa. Lo capisco dai loro visi sereni.
Mio padre diceva la nonna ormai è fuori di testa. Crederà
che non siamo partiti
diventerà triste e morirà di dolore. Non dovevi
dimenticare la finestra aperta e non chiudere il gas.
Mi vedo nello specchietto retrovisore
che ho messo da parte la palla e guardo mio padre.
Anche mia madre lo guarda scuotendo la testa.
Abbiamo voglia di dirgliene quattro
e poi ridere insieme di questo nostro amore che cresce.
Mio padre sorride e mi guarda
nello specchietto retrovisore. Io gli sorrido.
Nel piccolo spazio tra me e il sedile di fronte
lancio la palla che rimbalza e la prendo. Rimbalza e la prendo.
L’auto è il mio cortile il sedile è il muro di fronte
la palla è la musica del mare alla fine del viaggio.
Mia madre sorride e si volta a guardarmi.
Abbiamo tanta strada da fare
forse è meglio che dormi. Non voglio dormire.
Guardo la strada davanti a me tra i loro visi girati
voglio raccogliere sogni.
Cerco di non chiudere gli occhi, di sentire la voce
di nonna che dice ormai sei un ometto.
Poi non vedo più nulla. Tra le mie braccia la palla e la nonna
che apre e chiude la bocca in un silenzio di morte.