Racconto. Bar Eur, di Riccardo Lera

Riccardo Lera

Racconto. Bar Eur

Il sapore era quello del fumo delle sigarette. Gli occhi ti bruciavano come scottati da quella perenne nube grigia. Il bar Eur era, incassato sotto il palazzo da cui ne prendeva il nome. Vi si giocava alle carte, al biliardo, a flipper, si ascoltava musica o si guardava la televisione. Come ogni bar esso era popolato da personaggi quasi mitologici.

Primo. G, il barista.
Uomo dai mille interessi, i suoi cavalli di battaglia erano due: la caccia e le missioni spaziali. Ricordo una domenica sera di essere entrato al bar con Mario. L’ordinazione non avrebbe richiesto molto impegno. Eravamo due clienti abituali in un orario assolutamente canonico.

Mario avrebbe bevuto il suo solito branca menta con ghiaccio ed io una birra. Poi ce ne saremmo andati al cinema, a Novi, per il secondo spettacolo.
Ma il G. era impegnato in una profonda dissertazione sulla potenza dei razzi Saturno con il malcapitato forestiero di turno.

Attendemmo più di qualche minuto provando ad interrompere quel suo monologo, ma niente da fare: non c’era colpo di tosse o sbadiglio o grugnito di disapprovazione che lo smuovesse anche di solo mezzo centimetro.
Mario si cacciò la tracolla del borsello sulla spalla e con faccia indignata mi indicò la portiera della sua Ford Escort. Andammo al cinema e sfiga volle di capitare davanti alla proiezione di “Salò” di Pier Paolo Pasolini: un film tremendo, angosciante.

La sala era in preda a un disagio profondo, scavato con violenza dal grande regista italiano al punto che ogni tanto il silenzio di ghiaccio in platea veniva rotto da qualche conato di vomito. In quel buio freddo e doloroso, dopo le immagini del “Girone del Sangue”, il commento di Mario all’apparire del “Girone della Merda” fu accolto da tutto il pubblico con un boato liberatorio: «Fioi, a sema in ti nostri!».
Tornammo all’Eur con lo stomaco in mano; forse non avremo neanche più bevuto nulla. Dall’ordinazione erano ormai passate quasi tre ore e il G era ancora lì, a crivellare di notizie e teoremi astronautici l’incauto avventore.

Improvvisamente il barista si girò verso il Mario, ricollocandosi tre ore più indietro, grazie ad una contrazione spaziotemporale da far impallidire Einstein e la sua relatività ristretta
“Kos ti vraivi, Mario?”