Intervista alla poetessa e scrittrice Miriam Maria Santucci, a cura di Pier Carlo Lava

Alessandria today è lieta di pubblicare un interessante intervista alla poetessa e scrittrice Miriam Maria Santucci, che abbiamo il piacere di conoscere e stimare da tempo.

Miriam nasce nella Marche, vive l’infanzia e l’adolescenza in Umbria, si trasferisce in Lombardia, poi per vent’anni in Brasile (un esempio positivo di emigrazione e integrazione) e infine ritorna in Italia dove vive in provincia di Bergamo.

La sua vita si riassume nel cercare di stare il più possibile in salute, fisica e spirituale. Dopo quattro libri di poesie entro fine anno uscirà un romanzo ambientato negli anni ‘40-‘50. Queste le sue risposte alle nostre domande:

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Miriam ciao e benvenuta su Alessandria today.  E’ veramente un piacere ospitarti. Ci vuoi raccontare dove sei nata, chi sei, cosa fai nella vita oltre a scrivere e qualcosa della città dove vivi?

Grazie per l’ospitalità: ne sono davvero felice.

Sono nata nelle Marche, nel 1945. Ho vissuto l’infanzia e l’adolescenza in Umbria  e poi, con tutta la famiglia, nel 1963 mi sono trasferita in Lombardia.  Nel 1969 mi sono sposata per procura  e ho raggiunto mio marito emigrante in Brasile, dove sono nate le nostre due figlie. Siamo tornati tutti in Italia nel 1992 e da allora abitiamo nella provincia di Bergamo, dove sono nate tre splendide nipotine. La mia vita si riassume nel cercare di stare il più possibile in salute, fisica e spirituale.

Quando hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Ho sempre scritto per esprimere i miei stati d’animo, servendomi dei versi come di una macchina fotografica: “scatti fotografici” della realtà che mi circonda.

Ho iniziato a scrivere a 12 anni, in Umbria; a 13 anni  hanno pubblicato le mie prime poesie, in riviste letterarie e in alcune antologie dell’epoca. Negli anni ‘60 abitavo in Lombardia e tra studio e lavoro, ho iniziato a partecipare a concorsi.

Come definisci un poeta o nel tuo caso una poetessa?

Essere un poeta o poetessa è uno stato di spirito: si esprimono i sentimenti più profondi  che scaturiscono dalla realtà  ma che ognuno sente e interpreta a seconda della propria sensibilità.

Ci vuoi parlare dei libri che hai scritto?

Sono quattro volumetti illustrati di poesie e autocitazioni. Sono testi che ritraggono non solo momenti della mia vita, ma anche e soprattutto, varie situazioni dell’essere umano in generale.

Il primo libro è come il primo amore non si scorda mai, ci puoi raccontare quali difficoltà hai incontrato per pubblicarlo e quale è stato il tuo primo pensiero dopo averlo pubblicato?

Il primo libretto di poesie, LE IMPRONTE DELLA VITA ( 2015), con allegato un DVD contenente immagini, musica originale e voci di un attore e di un’attrice professionisti, è stato adottato come supporto per i corsi di conversazione della Dante Alighieri di Curitiba (Brasile). E’ stata una gioia enorme! Inoltre la Dante Alighieri mi ha dato la possibilità di rivedere luoghi e amici di tanti anni fa, organizzando un evento per una serata di autografi del libro. Esperienza indimenticabile!

Hai vinto a livello nazionale nella sezione poesia: il “Trofeo Penna d’Oro” (1963) Edizioni Sereno – Torino e “Il Campanellino” (1965): ce ne vuoi parlare?

Ero una ragazza giovane e piena di entusiasmo e all’epoca si inviavano i testi per posta  alle redazioni. I testi che meritavano di andare in finale, venivano scelti da una giuria di giornalisti e scrittori e dallo stesso editore che promuoveva i concorsi. Non si pagava nulla per partecipare.

Hai scritto articoli su giornali studenteschi e riviste locali, poi ti sei trasferita in provincia di Milano e sei stata assunta  presso la Casa Editrice Fratelli Fabbri Editori, ce ne vuoi parlare?

E’ stato il periodo della mia vita che più rimpiango: soddisfazioni “letterarie”, lavoro gratificante alla Fabbri Editori, indipendenza economica e tanti sogni da realizzare.

Hai vissuto 22 anni in Brasile, ci vuoi raccontare questa lunga esperienza all’estero e delle differenze sociali e nei costumi riscontrate rispetto all’Italia?

Non conoscevo la lingua e non avevo mai visto gente di colore (in Brasile c’è un’altissima percentuale di discendenti di schiavi portati dall’Africa dai colonizzatori). All’inizio è stato difficile tutto, ma poi mi sono rimboccata le maniche, poiché ritenevo che spettasse a me, ospite di quel Paese, adattarmi a loro e non viceversa. In pochi mesi ho imparato la loro lingua e ho accettato i vari costumi locali. Ho imparato ad apprezzare le persone per come agivano, al di là del colore della loro pelle,  della loro condizione economica e della religione professata (in Brasile ci sono varie religioni). Mi sentivo grata per tutto ciò che di buono il Paese mi offriva ed ho iniziato subito ad amarlo come una seconda patria.

Tu dici che quando sei rientrata in Italia hai trovato una realtà tanto diversa da quella attesa: che cosa intendi dire?

Quando si emigra ognuno porta con sé la “fotografia”della situazione del proprio paese (lingua, costumi, alimentazione, rapporti umani, ecc.). Tornando dopo tanti anni, la “fotografia” è per forza di cose “sbiadita”: i rapporti umani si sono raffreddati, i costumi e l’economia sono cambiati e perfino la lingua non è più la stessa (inglesismi e linguaggi da messaggistica).Tutto ciò finisce col farci sentire uno “straniero in patria”.

A tuo avviso come vedono il mondo i poeti e gli scrittori e che mondo sarebbe senza di loro?

Poeti e scrittori scrutano il mondo con profonda sensibilità. Il mondo senza poeti e scrittori sarebbe quindi più arido e povero e la Storia, senza i loro scritti, sarebbe un mero “diario di bordo”.

Quali differenze ci sono tra un poeta e uno scrittore?

Il poeta esprime fondamentalmente l’emozione del momento, mentre  lo scrittore utilizza soprattutto la razionalità.

Solitamente quali canali usi per pubblicizzare i tuoi libri?

La Rete internet (profilo e pagina Facebook ) e condivisioni su Blog di amici.

Secondo te nell’epoca in cui viviamo cosa pensano le persone dei poeti, degli scrittori e della cultura?

Purtroppo viviamo in un mondo i cui valori sono i beni materiali e quindi  penso che a pochi interessi la cultura, tanto meno la poesia.

Quali sono i tuoi consigli a chi inizia a scrivere?

L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di studiare molto bene la lingua italiana, prima di iniziare a scrivere in versi o in prosa. Non credo invece di poter dare consigli di stile, perché scrivere è strettamente personale.

Qual è la tua opinione sulla politica italiana, relativamente alla gestione della cultura e dei beni patrimoniali del nostro paese?

Si dovrebbe, a mio avviso, investire di più e tagliare di meno.

Stai già scrivendo il tuo prossimo libro e nel caso ce ne vuoi parlare?

E’ in arrivo, entro fine anno, il quinto libro. Questo però non sarà di poesia ma è un romanzo, ambientato negli anni ‘40-‘50.

Progetti per il futuro e sogni nel cassetto?

Spero che il mio primo romanzo ottenga successo di pubblico e di critica…

Per finire, vuoi dedicare una tua poesia ai nostri lettori?

Volentieri.

FIORE RECISO

Ti ho visto lì,
seduto tra le foglie,
tra gli aceri d’un viale senza fine,
come un petalo rimasto chissà come.
In mano reggevi le tue scarpe
e un orsettino che chiamavi “Amore”.
Petalo vivo tra le foglie morte…
Occhi perduti in un punto lontano
e nel tuo sguardo ho letto il tuo dolore,
nel tuo silenzio ho udito il tuo richiamo.
Ho poggiato la mano sul tuo viso
e il tuo calore mi ha marchiato il cuore.
Tu mi hai fissato pieno di stupore
e hai lasciato un attimo le scarpe.
Fiore reciso, senza più parole…
Fiore reciso, senza più un affetto…
Petalo vivo tra le foglie morte…

Poesia tratta dalla raccolta “Le Impronte della Vita”.
© Copyright 2015 – Miriam Maria Santucci