DUILIOILIUD, di Luca Oggero

DUILIOILIUD

“Quand’ero giovane avevo molti anni in meno”, pensava Duilioiliud, che si era posto come obiettivo di pensare sempre e solo verità tangibili a costo di essere banale.

Contemporaneamente, con un flessibile, si tagliava i lacci delle scarpe mentre mangiava uno scarafaggio vivo, in segno di protesta verso la propria razionalità. Se il pensiero era logico e lineare, l’azione si ribellava ad esso facendogli fare le cose più bizzarre.

Duilioiliud

Sono le conseguenze di avere un nome palindromo che non sia “Anna” o “Otto”. E lui non poteva chiamarsi né Anna né Otto, non essendo né una femmina né un numero. Era però costretto dal destino a portare un nome che si leggesse allo stesso modo da sinistra a destra o viceversa.

Quando nacque suo padre andò all’anagrafe a registrarlo come “Duilio”, ma al posto dell’impiegato dell’anagrafe trovò il destino di suo figlio, che gli disse:

“Duilio non è palindromo, al massimo posso registrarlo come Duilioiliud, che ne pensa?”.

“Penso sia un nome veramente idiota e impronunciabile ma ti ho riconosciuto: tu sei il suo destino ed è inutile che io tenti di oppormi a te. Anche se lo facessi, in un modo o nell’altro andrebbe prima o poi comunque a finire che mio figlio si chiamerebbe Duilioiliud. Quindi vai, procedi e facciamola finita con questa inutile lotta”.

“Certo che tu sei uno che non si arrende facilmente, eh?” rispose sarcastico il destino di Duilioiliud.

“Ma vai a darti piacere anale con un cactus!” rispose stizzito il padre di Duilioiliud sputando in segno di disprezzo un rene sulla scrivania dell’anagrafe comunale. Un’aquila reale che passava per caso di lì vide la scena, entrò dalla finestra aperta, ghermì il rene e lo portò ai suoi pulcini aquilotti, che non avevano mai mangiato un rene umano ma non erano affatto schizzinosi riguardo ai cibi un po’ esotici.

E così Duilioiliud crebbe, divenne adolescente e come a tutti quelli che portano un nome palindromo che non sia Anna o Otto, capitò anche a lui la triste sorte di voler essere razionale ad ogni costo pensando solo cose dimostrabili scientificamente e di trovare però un antagonista al proprio pensiero sensato e sistematico nel proprio corpo, che si ribellava continuamente alla coerenza del suo intelletto compiendo senza sosta gesti totalmente privi di coerenza.

Quindi Duilioiliud, che possedeva in realtà la mente più raziocinante e metodica del mondo, veniva visto dal resto della gente come un pazzo totale.

E mentre ad esempio pensava: “In un triangolo rettangolo l’area del quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alle somme dei quadrati costruiti sui due cateti”, si tirava giù i pantaloni e cagava in mezzo ai banchi del mercato cittadino.

Oppure pensando: “La Terra ruota attorno al Sole a una distanza media di 150 000 000 km in un anno siderale”, si infilava un cono gelato in un orecchio saltellando sul piede sinistro su un topo morto.

Tutto questo irritava molto Duilioiliud, che quindi era spesso molto triste. Tristezza che cercava di scacciare analizzandola razionalmente. Capitava infatti a volte che egli pensasse, mentre limonava con una mucca di razza scottona infilandosi al contempo degli scorpioni nelle mutande: “Il motivo della mia tristezza alla fine altro non è che una serie di modificazioni nei livelli dei neurotrasmettitori cerebrali e disregolazione del sistema neruroendocrino”.

Non ho molto altro da dire sul povero Duilioiliud, se non che non scambierei per tutto l’oro del mondo la mia vita con la sua.

Anche perché il mio nome, se volessi renderlo palindromo, diventerebbe Lucacul, e già soltanto questo sarebbe causa di scherno e derisione.