Una domenica settembrina, di Marco Fidilio

Una domenica settembrina
Ritorno alla mia spiaggia preferita . Spiaggia piccola e isolata , dove sabbia e scogli si mischiano e si alternano sia in superficie che nel fondale .

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Non c’è più nessuno. Non ci sono canti, balli e movimenti sexy. Non ci sono più culi ne’ tette al vento. Non ci sono panze ne addomi scolpiti. Non ci sono gitanti con le loro angurie, ne’ sub improvvisati che fanno scempio della fauna locale . Non ci sono bambini festanti e cattivi e cinici nel torturare gli animaletti. Non ci sono palloni ne’ tamburelli .
Adesso c’è il più assoluto silenzio. Anzi , c’è solo la voce del mare col suo lento e continuo sciabordio .
A terra c’è un cimitero di granchi, dilaniati, mutilati, torturati e uccisi. Ma altri granchi all’improvviso escono dai loro nascondigli sotto gli scogli. Camminano lenti e diffidenti. Vanno a trovare i loro parenti morti. Alcuni zoppicano, altri sono senza chele. Sembrano reduci di guerra in un campo di battaglia .
Mi camminano intorno. Io rispettosamente non mi muovo. Sto zitto e li lascio fare . Un coniglietto spunta all’improvviso dai canneti circostanti. Mi guarda sospettoso e sembra dirmi: se ne sono andati ? Io faccio cenno di si con la testa, e lui comincia a camminare sulla spiaggia come sollevato. In acqua vicino alla battigia, scorgo pesciolini che si muovono tranquilli. Perfino una piccola murena esce dal suo nascondiglio.
Due grossi gabbiani si posano su uno scoglio in mezzo al mare. Dietro di loro il sole , rosso ed enorme sta tramontando e sembra toccare l’acqua. L’ estate è finita. La guerra è finita. E i superstiti escono dai loro bunker per ricostruire il paradiso.
Guardo i gabbiani e chiedo : è questo il paradiso ?
Loro gracchiano: è questo il Paradiso ! E si librano in volo a pelo d’acqua salutati dal coniglio, dai granchi, dai pesci e dalla murena. Volano davanti al sole che si sta inabissando. E la vita ricomincia .