IL MIO STRANO SOGNO, di Gregorio Asero

Gregorio Asero

IL MIO STRANO SOGNO
A volte sogno di percepire che il vento è girato, soffia freddo e proviene da una direzione imprecisata, dal passato, dai ricordi persi nel tempo. Quando mi risveglio sento ancora il calore dei suoi baci e il dolce tormento delle sue parole.

In effetti sono forse parole che ho sognato, oppure o immaginato. Le sento vicine, vibranti, cariche d’amore. Tutta questa mia nuova vita è un continuo chiacchierio con la mia amata, la interrogo, la perdono, la amo, la sento.

L’oblio del tempo mi porta a pensare a quello che avrei voluto dirle, il fato non ce lo ha concesso, troppo lontani, troppo poco tempo. A un tratto mi spavento al pensiero che quella donna evocata dalla memoria, alla quale si rivolge il mio cuore, i miei pensieri, le mie fantasie, forse non esiste più o forse non è mai esistita.

Forse quella donna si è persa nel volo che avevamo intrapreso o forse è voluta scendere o si è lanciata dal mio sogno atterrando in una crudele realtà.