PRELUDIO

Preludio

Già dormono le stelle
e cantano nei campi
gli aspri gorghi, dal cielo
trottano acidi lampi

e nella solitudine
di merli spaventati
s’odono le strozzate
grida, onde di fiati

della gremita piazza,
l’orchestra degli stormi
si gela di paura
e si cela sui cormi,

ma il vuoto strugge e romba
torchiando in quel di rami,
mutando nella tomba
i pallidi richiami

e tace dopo un ultimo
pigolare incauto
e poi il verdetto, l’ultimo
tramestio di flauto –

ah, qual silenzio d’oro!
S’inchinano alla morte
i villani e gli eroi
giacché proprio la morte

è la democrazia,
che miete con la falce
immeritati doni
dall’uguaglianza in calce,

leggendo la postilla
la voce di civetta
eterna che s’impone
sull’ignoranza

gretta.

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