penna

da Elvio Bombonato. Alessandria

INTERNO           

Dal portiere non c’era nessuno.
C’era la luce sui poveri letti
disfatti. E sopra un tavolaccio
dormiva un ragazzaccio
bellissimo.

Uscì dalle sue braccia

annuvolate, esitando, un gattino.

SANDRO  PENNA   (“Poesie” 1927-38)

La breve lirica, visiva (come sempre in Penna), esprime un contrasto forte tra l’ambiente squallido e l’improvvisa apparizione (iperbato: il soggetto è posto alla fine della frase) la  bellezza, sfrontata e selvaggia, del ragazzo, e quella morbida e tenera del gattino. Ha per titolo un indicatore locativo: la portineria di un palazzo popolare a Roma.

Il ragazzo, figlio del portinaio,  dorme, col sonno profondo dell’adolescenza, su uno scomodo giaciglio di legno, coperto dal lenzuolo, le sue braccia infatti sono “annuvolate”, aggettivo intraducibile e affascinante. Accade quando un poeta esce dal linguaggio comune per inventare metafore o parole accostate in maniera “fuori dalla norma.   

Finale indimenticabile: il gattino, che ha dormito col ragazzo, si sveglia e si muove “esitando”: il gerundio rallenta l’endecasillabo, lo immobilizza, per riprodurre il suo passo lento, incerto e sospettoso.

Sono 5 endecasillabi, contando i due emistichi separati dallo scalino (che mette in rilievo “bellissimo”), più un settenario al 4° verso. La rima tavolaccio/ ragazzaccio consuona con la quasi  rima braccia.

Il primo verso resta irrelato. Mentre letti rima con l’ipermetro gattino. Domina l’imperfetto durativo, scolpito dall’inatteso passato remoto “Uscì”. Escluso l’incipit, tutti enjambement, per rallentare la descrizione ammantata da un’aura magica e sospesa.

Elvio Bombonato

foto: http://www.poliscritture.it/