Che cos’è Maglia Etica

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Maglia Etica Antidoping nasce nell’estate 2012 dalla collaborazione tra Maurizio Marchetti, ex-corridore ciclista professionista, e Fabio Provera, giornalista sportivo, come rete di promozione dell’estraneita’ degli atleti al ricorso a farmaci illeciti (e, più in generale, a pratiche mediche illecite) per migliorare le proprie prestazioni sportive. 

Un meccanismo semplice, che prevede l’accettazione di sottoporsi volontariamente, a fine gara, a test a tutela della salute, dopo aver conquistato gli specifici traguardi volanti dedicati alla prevenzione. 

Si vengono così a premiare comportamenti virtuosi, espressione di valori (correttezza, lealtà) che, quando sono interiorizzati nell’attività sportiva dei giovani, costituiscono la premessa per comportamenti responsabili nella vita di ogni giorno.

In tal modo la proposta di Maglia Etica interviene in maniera immediata sulla coscienza dei singoli senza le tortuosità del ricorso alle squalifiche.

L’esperienza della giustizia sportiva, anche a livello internazionale, ci ha insegnato l’insufficienza dei soli strumenti repressivi: troppi atleti, già recidivi per positività precedenti, ricadono poi nuovamente in comportamenti illeciti e quindi sanzionati, a conferma di una mentalità diffusa ormai cristallizzata.

La risposta delle istituzioni fu da subito eccellente: prima il Ministero della Salute, guidato allora dal professor Renato Balduzzi, e poi il Coni, con il suo presidente Giovanni Malagò, hanno sostenuto e veicolato con convinzione il progetto Maglia Etica. 

L’operatività con le aziende sanitarie locali, tra cui quella di Alessandria, nell’effettuazione degli esami antidoping è egualmente un motivo di soddisfazione. 

Il consenso degli atleti stessi, soprattutto nelle categorie giovanili, nonché di genitori e docenti verso il progetto di Maglia Etica è il segno del bisogno diffuso di ritrovare nello sport un ambiente sano, popolato di persone serie che favoriscano la crescita e lo sviluppo della personalità dei giovani e, in tal senso, complementare allo studio e alla formazione di competenze. 

Quello di Maglia Etica non è un impegno facile. Recenti e ricorrenti vicende, anche tragiche, di ragazzini dopati (Messina, Lucca), evidenziano le difficoltà incontrate nel far accettare la proposta di Maglia Etica a una parte dei tecnici e degli organizzatori di gare: risposte evasive, timori di vedere al via della propria competizione meno atleti, negazione insistita dell’evidenza per cui uno sport più credibile può rilanciare le sponsorizzazioni in discipline ora abbandonate dai brand. È ancora troppo diffusa, nel nostro Paese, l’accettazione del doping come male necessario con cui convivere, considerato come un generatore di facile ricchezza e non percepito nella sua realtà di veicolo di pericoli gravissimi sia per il bene primario della salute del giovane atleta, sia per il tessuto morale dell’attività sportiva.