Fine estate, di Cristina Saracano

L’erba cresce irriverente, spunta qualche fiore indisciplinato.

In mezzo alle rocce, senza chiedere il permesso.

Un uomo e una donna siedono sugli scogli e osservano il mare.

Il vento soffia egoisticamente e le scompiglia i capelli lunghi e ondulati.

Non hanno deciso quando si sarebbero incontrati, non hanno deciso l’ora o la stagione, la vita scorre così.

Si posa all’improvviso, come l’erba o i fiori tra le rocce, non ci fa caso.

La donna inizia ad avere freddo, si stringe nelle spalle.

L’uomo l’attira a se’ e le carezza la schiena nuda con le mani abbronzate.

L’estate li sta salutando, lo sa anche il sole che s’indebolisce ogni giorno di più.

Domani si saluteranno in mezzo ai binari di una stazione colma di rumori di rotaie e di odori di ferro caldo e di chi è stato troppo a lungo lontano da casa.

Un’onda maleducata si posa sui loro piedi ormai un po’ freddi, poi si ritira colpendo le rocce, l’erba nuova e i fiorellini liberi di spuntare senza autorizzazione di un botanico.

Le auto sull’Aurelia disturbano la musica del mare.

Resteranno ancora un po’ lì, estasiati davanti all’orizzonte, all’azzurro che cambia sfumature diventando da cielo a mare.

Non si guarderanno, non si parleranno, si accarezzeranno e i loro corpi vicini saranno un ricordo indelebile.