Di Maria Luisa Pirrone

Pensavate che il mio diario siculo fosse terminato con il ritorno a Lisondria?

Lo pensavo anch’io, ad esser sincera.

Tuttavia, il melograno che mi guarda come una palla infuocata da un angolo della cucina, i residui di sabbia trovati nelle ciabatte e l’ultima minna vergine mangiata a colazione ieri mi hanno pregato di non smettere.

Ho riaperto la galleria della fotocamera e ci sono troppe foto non pubblicate che reclamano giustizia: le decine di piatti tipici che, insieme al colesterolo, hanno alzato il mio tasso di felicità; un piccolo ma prezioso museo di strumenti musicali etnici ad Alcamo (TP); la casa di Peppino Impastato a Cinisi (PA), che mi ha emozionato così tanto da non riuscire a raccontarla. Forse l’emozione aveva bisogno di tempo per sedimentarsi.

Scriverò di tutto questo, parola d’onore. Anche qui, da lontano, dalla mia timida e sfumata Alessandria. Anche dopo giorni dal mio ritorno da quei colori accecanti che mi hanno quasi stordito, per regalarne un po’ anche a voi.

Proprio in tema di colori, osservando le mie foto con maggior attenzione, ho notato qualcosa di cui non mi ero accorta: ho fotografato tantissimi portoni antichi. Senza una precisa idea in testa, senza un filo conduttore, ma abbastanza casualmente, ho portato a casa con me decine di porte e portoni, decine di forme e colori, decine di storie diverse.

Non so perché, ma ho sempre avuto una passione profonda per i portoni antichi, dai più riccamente decorati ai più umili e abbandonati.

In Sicilia ho avuto l’imbarazzo della scelta: dalle antiche ville di città alle masserie abbandonate di campagna, passando per le case dei centri storici.

Ho fatto una selezione, dando un po’ meno spazio a quegli stili più famosi che si possono trovare in libri e cartoline, per concentrarmi su ciò che è sconosciuto al visitatore esterno: le case della gente comune, le chiese sconsacrate, e soprattutto i bagli, antiche masserie con corte interna di cui sono disseminate molte campagne siciliane. Alcuni sono stati trasformati in strutture turistiche, ma molti sono quelli abbandonati. I miei stessi nonni materni vivevano e lavoravano come contadini nel Baglio Cavalier Palmeri, tra Alcamo (TP) e Partinico (PA), luogo del cuore in cui ho passato le vacanze estive di tutta la mia infanzia e adolescenza.

Sarà questo il motivo della mia passione per i portoni?

Buona visione!

Borgo degli Angeli (Partinico, PA)
Baglio di Scopello, TP
Baglio abbandonato
Baglio dei miei nonni
Case antiche abbandonate o ristrutturate (Alcamo)
Antichi edifici religiosi chiusi o recuperati (Alcamo)
Villa Ruota (Mazara del Vallo, TP)

Della stessa rubrica:

Un’alessandrina in Sicilia: vi racconto il viaggio nelle mie radici

Un’alessandrina in Sicilia/parte 1: il volto arabo di Mazara del Vallo

Un’alessandrina in Sicilia/parte 2°: un “delizioso” incontro!

Un’alessandrina in Sicilia/parte 3°: l’Altare di San Giuseppe tra i vicoli di Alcamo, di Maria Luisa Pirrone

Un’alessandrina in Sicilia/parte 4°: il reportage del “tuppi tuppi”!