L’attore, di Marcello Comitini

L'attore

L’attore attraversa la scena avvolto
in una sottile trama di luce
e l’occhio di bue sospeso nel cielo lo segue
come un bersaglio e lo acceca.
Con il passo pesante e i gesti di un orso va in cerca
delle parole nascoste nel buio di un nido di api.
Ha il volto
di un angelo o demone che alternativamente
discendono in lui e gli donano la sensazione
d’essere padrone di qualcosa.
Lui è quell’uomo che maltratta una donna
ne ama un’altra e sente in sé il desiderio potente
di dominare la morte.
Appena dietro le quinte quando tutto è finito
si guarda attentamente allo specchio meravigliato
d’avere soltanto un ricordo. Cerca
di rifare tutta la scena. Ma possiede solo il pensiero
che il suo viso non gli appartenga.
Per tutto il tempo ho esultato,
ho frugato nell’intimo, sono sceso
negli inferi, ho salito le scale di un amore dolcissimo.
Per giungere dove? Dal palcoscenico li ho visti
stavano tutti sospesi nel buio
con i volti tra il sogno e il desiderio. Spettatori
di un perpetuo evento.
Adesso da dietro le quinte li vedo
si alzano hanno voltato le spalle
parlano tra loro a bassa voce
rivedono con parole loro
i demoni e gli angeli.
Scompaiono dalle porte in fondo al teatro. Mi stanno
già dimenticando?