Intervista al poeta, sceneggiatore cinematografico, scrittore e paroliere, Sergio Melchiorre

di Pier Carlo Lava

Alessandria today è lieta di pubblicare un intervista in esclusiva per il blog, con il poeta, sceneggiatore cinematografico, scrittore e paroliere, Sergio Melchiorre, queste le sue risposte alle nostre domande:

Sergio ciao e benvenuto su «Alessandria today» è veramente un piacere ospitarti, ci vuoi raccontare dove sei nato, chi sei, cosa fai nella vita oltre a tutte le attività che svolgi (sempre che trovi ancora il tempo) e qualcosa della città dove vivi?

Sono nato a Le Creusot, in Francia, il 3 marzo del 1956, ma sono di origine abruzzese. Sono docente di Francese all’I.S.I.S. «Città di Luino/Carlo Volonté». Oltre all’attività di insegnante, sono sceneggiatore cinematografico, poeta, scrittore e paroliere.

Vivo con la mia famiglia a Cuveglio, un grazioso paesino della Valcuvia, in provincia di Varese.

Quando hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Sono nato con la televisione, almeno dal punto di vista cronologico-temporale, anche se ho passato la maggior parte della mia infanzia senza televisore in casa. Le mie due passioni sono sempre state la «settima arte» e la letteratura italiana e straniera. Fin da bambino mi sono nutrito di celluloide e sono cresciuto nel mito dei personaggi del neorealismo italiano e dei lungometraggi sovietici. Ricordo che ero profondamente turbato dall’imprecazione del prete, dopo l’assassinio del partigiano nel film «Roma Città Aperta» di Roberto Rossellini e dai visi scarni dei marinai de «La corazzata Potëmkin» di Sergej Ejzenštejn. Per quanto concerne la letteratura, ho in particolare amato Cesare Pavese, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Gabriel García Márquez, John Steinbeck, Ernest Hemingway e Leonardo Sciascia.

Queste due grandi passioni mi hanno fatto capire che mettere nero su bianco i propri pensieri ed emozioni era un modo per imprimere nel tempo il proprio modo di pensare e di sentire. Ho iniziato a scrivere giovanissimo, in principio mi sono cimentato con la poesia, solo in età adulta ho incominciato a scrivere racconti brevi e sceneggiature cinematografiche.

Ci vuoi parlare delle tue raccolte di poesie e aforismi «Uno di noi» e «Rosso purpureo»?

«Uno di noi» è stato il primo libro che ho dato alle stampe, in esso si trovano anche le poesie scritte in età adolescenziale quindi, in qualche modo, di protesta e inerenti tematiche sociali che mi coinvolgevano emotivamente e politicamente. Alcune delle liriche sono affiancate da suggestivi disegni in chiaroscuro a matita del Pittore abruzzese Lucio Innaurato e, nella parte finale del libro si possono leggere degli aforismi che ho scritto in occasione della nascita del mio primo figlio. La paternità mi aveva condotto ad una maggiore riflessione su alcuni aspetti della vita e, in quel preciso momento, sentii la necessità di formalizzare con la scrittura, le conclusioni a cui ero pervenuto.

Il mio secondo libro, «Rosso purpureo», edito da «Il Veliero Blu», è un libro di poesie che ha ottenuto molti riconoscimenti letterari nazionali. Io lo definirei il libro della maturità artistica, perché a mio avviso, le poesie sono più mature e consapevoli e seguono uno schema più consolidato. Meno istintive e irruenti di quelle della prima raccolta, sono frutto di una introspezione che trasforma in versi liberi sentimenti ed emozioni.

Il primo libro è come il primo amore non si scorda mai, ci puoi raccontare quali difficoltà hai incontrato per pubblicarlo e quale è stato il tuo primo pensiero dopo averlo pubblicato?

Sono stato molto fortunato perché sia il mio primo libro che il secondo sono stati tutti e due sovvenzionati da persone che hanno creduto nelle mie possibilità artistiche. Alla pubblicazione del primo libro ero felice perché avevo realizzato un sogno, ma nello stesso momento ero terrorizzato dalla reazione dei lettori; fortunatamente   la critica fu molto positiva.

Alcune tue liriche compaiono nell’antologia «La poesia contemporanea – Scrittori italiani del secondo Dopoguerra» e altre sono state trasformate in videopoesie, ce ne vuoi parlare?

Il fatto che alcune mie liriche siano presenti nell’Antologia «La poesia contemporanea – Scrittori italiani del secondo Dopoguerra» mi riempie il cuore di immensa gioia perché sono affiancato a dei poeti di talento che nella mia giovinezza avevo letto ed apprezzato. Ho anche avuto la fortuna che alcuni interpreti di indiscussa bravura hanno impreziosito le mie video poesie su YouTube. Tra essi ricordo, solo per fare alcuni nomi, Antonio Musacchio, Lidia Balchiero, Corrado Colica e molti altri ancora…

Hai anche un sito internet molto visitato, ce ne vuoi parlare?

Il sito http://www.scrivere.info/index.php mi ha offerto fin dal 18/04/2013 l’occasione di pubblicare le mie poesie e i miei racconti e di renderli così visibili su scala internazionale. Il mio sito personalizzato http://sergiomelchiorre.scrivere.info/ ha raggiunto circa 2.100.000 di visite.

Tra l’altro declami poesie, ce ne vuoi parlare?

Di solito preferisco che siano gli altri a declamare le mie poesie, ma in alcune occasioni, sono stato quasi costretto ad interpretarle personalmente in pubblico.

Ho declamato alcune delle mie poesie nei posti più disparati d’Italia, dalla Casa Circondariale «Miogni» di Varese, ai teatri di Cassano Valcuvia, di Gessopalena e di Varese, alla Badia di Ganna, al «Giardino Santa Maria della Rocca» di Offida (AP), al Chiostro di Voltorre (VA), a Rorà (TO) e a Pizzo Calabro (VV).

Ci vuoi parlare delle tue numerose liriche?

Il bello di essere poeta, è riuscire a trasformare in versi la realtà circostante e le emozioni e i sentimenti provati. Sono profondamente legato ad ogni singola poesia perché ognuna di esse rappresenta un mio modo di sentire e di vivere ben collocato a livello spazio-temporale. Quando a distanza di tempo rileggo qualche mia vecchia poesia, come per incanto riaffiorano sentimenti ed emozioni apparentemente assopiti, ma grazie ai miei versi, riemergono con la stessa intensità di quando li avevo vissuti la prima volta. 

Hai scritto 80 racconti brevi ce ne vuoi parlare in sintesi?

Ho iniziato a scrivere racconti brevi in età avanzata perché volevo elaborare alcune delle storie che mia madre mi raccontava durante la mia adolescenza a Gessopalena, in provincia di Chieti. Per questo motivo le ho   ambientate ad «Amardolce, il paese dove parlano anche le pietre» durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale così come le ho sentite, senza modificarle più di tanto.

Il racconto ambientato durante la Grande Guerra «Il cacciatore di mosche» ha vinto il 1° posto al Premio Internazionale di Letteratura «Per troppa vita che ho nel sangue – Antonia Pozzi», ad Arese (Milano) il 3 giugno 2017.

Hai partecipato a manifestazioni, premi e concorsi letterari, ce ne vuoi parlare?

Ho partecipato a numerose manifestazioni e concorsi letterari dove ho sempre raggiunto buoni risultati. Solo per citarne alcuni:

  • 2015, 1º posto «Città di Bricherasio», Sezione Poesia d’amore;
  • 2017, 1° posto al XXVIII Premio Nazionale «Città di Pinerolo 2017»;
  • 2018, 1° posto al 2° premio «Memorial Salvatore Bonatesta», Vernole (Lecce).

Nel tuo lungo e importante curriculum non sono mancate le interviste, ce ne vuoi parlare?

Tra le tante interviste, quella che mi è in particolar modo rimasta nel cuore è la lunga chiacchierata con il giornalista Ugo Floro, durante lo spettacolo «Sergio Melchiorre, l’amore, tra musica e poesia» al museo della tonnara di Pizzo Marina. Pur non avendolo mai incontrato prima, mi sembrava di parlare e aprirmi ad un amico di vecchia data. Di quella lunga intervista mi colpì particolarmente il modo in cui il giornalista mi definì: «il poeta del mondo e dell’amore».

Ci vuoi parlare della tua attività come sceneggiatore cinematografico e paroliere?

Ho scritto cinque sceneggiature cinematografiche; tra queste «Mandorle amare» ha ottenuto il Premio Speciale della Critica, Sezione Speciale a Tema sulla Resistenza.

Per quanto concerne la mia attività di paroliere, Paride D’Alessandro ha composto la musica della poesia «Non cercarmi» trasformandola in una suggestiva romanza e la lirica «Il tempo dell’amore» è stata trasformata in canzone Jazz dal musicista e noto cantante francese Bernard Falson.

Quali differenze ci sono tra un poeta e uno scrittore?

Per rispondere alla tua domanda, prendo in prestito ciò che rispose a proposito Charles Bukowski: «la poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ci mette un bel po’».

Solitamente quali canali usi per pubblicizzare i tuoi libri?

Facebook, Instagram e Twitter.

Cosa consiglieresti a chi vuole iniziare a scrivere?

Leggere gli autori contemporanei e rileggere i classici. Essere modesti.

Secondo te nell’epoca in cui viviamo cosa pensano le persone dei poeti, degli scrittori e della cultura in generale?

Oggi, all’epoca d’Internet e dell’intelligenza artificiale in generale, la maggior parte delle persone crede che i poeti siano extraterrestri venuti da Marte appositamente per esaltare e cantare l’amore. In un mondo in cui molti credono che la cultura sia un optional, il vate, in modo particolare, viene visto come una persona sui generis che interpreta, a volte in modo infantile, i sentimenti e le emozioni umane.

Qual è la tua opinione sulla politica italiana, relativamente alla gestione della cultura e dei beni patrimoniali del nostro paese?

Spesso, la politica italiana umilia la cultura perché pensa che essa non sia indispensabile per gestire il suo potere politico.

Stai già scrivendo la tua prossima raccolta di poesie e nel caso ce ne vuoi parlare?

Ho già pronti un altro libro di poesie ed una raccolta di racconti brevi.

Progetti per il futuro e sogni nel cassetto?

Il più grande sogno è quello di rimanere fedele alle mie idee e di non accettare mai compromessi perché la poesia è libertà allo stato puro.

Il mio sogno nel cassetto è quello di scrivere una sceneggiatura cinematografica Western.

Prima di salutarci vuoi regalare una poesia ai nostri lettori?

Eri vestita di luce

Sei la linea d’ombra

dei ricordi più soavi

della mia vita.

Sei il profilo di una malinconia

che vibra come una foglia morta

sbattuta dal vento,

nell’angolo di una strada

senza uscita.

Sei la scia di luce

che trafigge l’effigie

dei miei rimpianti

che non sono mai riuscito

a rimuovere dal mio passato.

Questa notte ti ho sognata:

eri vestita di luce

e cercavi un posto segreto

dove poter pregare.

Ho pianto in silenzio

sotto le lenzuola,

in attesa che le prime luci dell’alba

sbiadissero la mia tristezza.