MI CHIAMAVANO EBREO, di Nadia Pascucci

Mi chiamavano

MI CHIAMAVANO EBREO

Mi chiamavano ebreo
e fui espulso dalla scuola,
escluso dalle biblioteche,
e dai ritrovi pubblici.
Non ebbi più un amico,
solo insulti umilianti
che mi fecero sentire diverso.
Mi svegliavo bambino
mi addormentavo ebreo.
Ho subito torture, abissi di sconforto,
il calvario della deportazione
su treni piombati verso campi di sterminio.
Derubato della infanzia innocente,
fui spogliato di tutto,
persino di dignità e coraggio.
Il mio nome un marchio sulla pelle.
Ricordo il freddo e la fame,
i pianti e l’odio,
il fumo soffocante giorno e notte,
l’ acre odore nell’aria,
le torture e le atrocità indicibili,
il sadismo senza fine,
e sguardi senza espressione
di uomini con lo spirito morto,
ancor prima della carne.
Ho combattuto per la sopravvivenza
in un comprensibile egoismo
e nella fioca luce ,
denutrito e scarno,
cercavo la forza del Cielo.
Mi chiamavano ebreo
e voglio che le vittime dell’olocausto ,
gli orrori e le barbarie subite,
simbolo di una follia collettiva,
siano perenne monito per la MEMORIA
per NON DIMENTICARE ferite aperte,
pagine nere della nostra umanità,
che fanno discutere ,
affinché tali ORRORI più non accadano..

Nadia Pascucci @ diritti riservati sett.2018