Intervista alla scrittrice Giulia Bocchio

Alessandria today, dopo la sua biografia che trovate a questo link: https://alessandria.today/2018/10/05/giulia-bocchio-scrittrice-si-presenta-ai-lettori-di-alessandria-today-2/, è lieta di pubblicare anche un intervista alla scrittrice alessandrina Giulia Bocchio.

Giulia è nata nel 1991 a Tortona, esplicita la propria febbre creativa nel 2013 pubblicando la silloge Harmattan Poetico (Lorenzo Ed.) che il celebre poeta e critico torinese Armando Santinato definirà sulla rivista Vernice “ (…) Una comparsa del tutto nuova nel firmamento della poesia italiana e non solo. Una silloge che cattura e coinvolge, al di là d’ogni steccato convenzionale, per originalità dell’ispirazione e la provocazione simbolica del messaggio ”.

Giulia Bocchio foto copia

Qual è il valore che tu dai all’arte?

L’arte? Quasi una religione per me, di sicuro un credo. Ha un valore fondativo e diverse forme espressive ma è il compromesso per l’eterno. Gli artisti sono mortali, l’arte no, un’opera trascende il tempo, addirittura il presente e si dona a più epoche, attraversandole tutte se è autentica, se è libera. L’impulso creativo, che ha nell’immaginazione il suo abisso e il suo apice, non è che il tentativo tutto umano di lasciare un messaggio, una traccia perenne di sé, un disperato restare. Rispetto alla storia del mondo la nostra esistenza non è che un frammento infinitesimale di tempo, ma trasformare un vissuto, una sensibilità, un’idea in un’opera d’arte ti permette di esistere oltre il tuo stesso vissuto. Dai segni sulla pietra, agli affreschi, dalla musica ai romanzi l’arte è un universo che si alimenta di occhi: io stessa mi dico che le mie poesie, i miei libri sopravviveranno a me e questo è salvifico.

Per la Casa Editrice Marsilio hai pubblicato il tuo terzo libro “L’Olimpo Nero del sentire”, un saggio di Estetica dedicato alla bruttezza, pieno di citazioni e riflessioni filosofiche. È stato difficile rendere affascinante il brutto? E perché hai deciso di scrivere un libro così particolare?

Per scrivere sul “brutto” bisogna amare molto il suo contrario. L’Estetica è uno dei settori più interessanti del pensiero filosofico, così mi sono occupata della bruttezza attraverso un vero viaggio fra aggettivi, quadri, personaggi e teorie facenti parte di un Olimpo effettivamente nero, fosco, molto lontano dall’ideale e dal canone. Questo libro ti porta in basso, ti fa scendere fra i meandri dell’orrifico ma nello stesso tempo ti dà il braccio fra gli abissi inesplorati di un brutto che sa anche affascinare perché ricco di attitudini inconsuete. Ho esaltato il brutto, omaggiandolo quasi, non per renderlo più affine al bello, ma per renderlo altrettanto incantatore. E allora, a quel punto, dov’è il confine fra i due opposti?

Secondo la tua personale visione ed esperienza, quanto è importante “leggere” per uno scrittore?

È fondamentale. La lettura è formazione, indipendenza, studio: leggere, sapere, approfondire ti garantirà sempre un vantaggio in più nella vita, anche in termini creativi. Soprattutto non si può prescindere dai classici: identità e gusto nascono da lì. Questo non significa che lo stile di uno scrittore debba per forza legarsi a loro, deve essere sempre un amalgama nuovo un’opera. Io ho avuto la fortuna di incontrare grandi maestri e grandi personalità creative e tutte le loro influenze venivano dalla notte dei tempi. Ecco perché si scrive per i posteri.

Cosa significa per te la poesia?

La poesia è la sintesi suprema e nel verso c’è tutto: musicalità, metafora e tutti i moti dell’essere. Amo leggerla e soprattutto scriverla, tanto che il mio esordio in libreria è stato proprio nella sezione poesia ( Harmattan Poetico ndr). A diciotto anni mi sono innamorata di Baudelaire, ci sono opere che cambiano completamente la concezione delle cose e l’espressione stessa del vivere; intensità e delicatezza convivono in questa forma d’arte fra le più difficili e sofisticate, spesso richiede tempo per essere compresa. C’è un’ostinazione particolare nel suo esistere e chi mi legge sa che in me è prima di tutto tumulto e passione perché infondo la poesia ha un lato tragico, ed essa stessa si alimenta di questa tormentosa delizia.

Ho partecipato a diversi convegni dedicati a questo tema insieme ad altri autori e ho sempre sostenuto l’importanza ancestrale dell’atto poetico, la sua necessaria rivalutazione e la sua bellezza. Se sappiamo leggerla ci accorgeremo che la poesia è ovunque.

In un mondo frenetico e veloce come quello di oggi si dice che il tempo da dedicare alla lettura sia sempre di meno, soprattutto nella sua forma più classica, quella cartacea, è vero?

È sicuramente un aspetto del nostro vivere, siamo immersi in una realtà veloce, che impone un certo ritmo e una certa flessibilità, su tutto. Il tempo reinventa le cose: sempre più spesso i giornali vengono letti sullo smartphone, basta un’occhiata e conosci la notizia del giorno, ma solo a sommi capi. Se questo è successo anche con i libri tuttavia non è anacronistico pensare che esista anche una tendenza diversa, le persone dedicano ancora tempo e spazio alla lettura di un buon libro o alla scelta di quest’ultimo all’interno di una libreria. Io sono un’affezionata dei salotti e di quei circoli del passato in cui si discuteva di arte e di società. La letteratura di qualità avrà sempre i suoi lettori, del contrario non me ne preoccupo.

Un’ultima domanda: cosa pensi delle scuole di scrittura, oggi così numerose?

Ero scettica ma nel 2015, per un anno, ne ho frequentata una, la più famosa, la Holden.

Ci sono cose che non si possono insegnare ma si può insegnare come vendere un libro, come scrivere qualcosa di immediato e contemporaneo, senza anima e stile però. Quello l’ho imparato lì, ecco perché sono scappata. È stata però un’esperienza estremamente importante perché ne ho guadagnato in consapevolezza, è stato formativo anche andare contro insegnanti e compagni per difendere il mio estro e la mia idea di scrittura, che resta mia certo, ma non va asservita a un “metodo” solo per vendere qualche copia in più. Ma sono stati tutti confronti utili, fondamentali per la mia identità.

L’arte deve essere libera dalle strategie.