VOCI ALTERNE D’AUTUNNO, di Marcello Comitini

voci

Nei giardini solitari si staccano le ombre
intorno alle radici stanche degli alberi.
l’oro delle foglie che la pioggia ha immerso
in un sonno d’attesa di qualcosa di oscuro
marcisce nell’odore umido di morte.

Eterno alternarsi della Resurrezione.

Sui tetti delle case le nubi lacerate
entrano nelle stanze, spalancano le porte,
vertiginose viaggiano portando tenebre.
Gli uomini seduti nel chiasso delle piazze
sciolgono nei bicchieri il colore dei ricordi
guardano nel profondo buio delle finestre
come dentro gli occhi della donna amata.

Le finestre sporgono le loro orbite vuote.

Le case spente dalle dita del Tempo
hanno sparso il fondotinta sul carnato pallido
delle loro crepe.

Uno sciame di volti veleggia all’orizzonte
privi d’espressione lasciando nell’immensità
del cielo lontano piccoli fuochi bianchi.
Nel silenzio percorro, acrobata in sogno,
la fune della Fede vacillante sull’abisso
tra la natura che risorge nel fuoco dell’autunno
e le case che fingono eterna bellezza.

Mi seguono le foglie e l’odore della terra.