di Guido Mazzolini

Che bello, finalmente torni a trovarmi con un nuovo romanzo. Non vedo l’ora di leggerlo!

“Un celeste divenire” è soprattutto un racconto. Mi piaceva l’idea di sperimentare una narrazione fluida ma allo stesso tempo portatrice di intrecci suggestivi. Una cronaca, il resoconto di un’ampia fetta d’esistenza dei protagonisti e nulla più. Non ho inseguito il colpo di scena o l’effetto speciale, non ho cercato trame surreali o stupori troppo collocati in una realtà letteraria. Mi sono limitato alla semplice narrazione di accadimenti e destini. E ancora una volta è  il destino a tracciare il disegno che farà incontrare, conoscere, vivere Cosimo e Claudia, i due protagonisti della storia. E ancora una volta la trama narrativa cederà il posto a un racconto reale e privo di miracoli. E ancora una volta l’eroismo della vita è nascosto nella normalità. Sì, quella benedetta normalità ormai fuori moda, ma che racchiude il vero miracolo dell’essere umano.


La “geografia” del romanzo si muove dalle nebbie padane di una Cremona onirica, per arrivare a una Milano luccicante e agli sfarzi decadenti di una surreale Venezia. La musica jazz si fa contrappunto alla narrazione di una storia d’amore sofferto e meritato, che prima di tutto è una storia di vita interrotta da un destino che più cerca di separare e più rende solido un legame. È questa la realtà svelata dal racconto; in fondo non siamo meravigliose scintille immerse nel disordine di un caos imprevedibile, ma destini voluti e chiamati, forse appena accennati, ma uomini e donne che possono adempiere alla propria sorte ricalcando un disegno già tratteggiato.

(Guido Mazzolini)

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