Ventinove anni fa finiva la Guerra Fredda e con lei si abbatteva uno dei principali simboli di confine del mondo. Tutto era cominciato il 13 agosto del 1961 quando le unità armate della Germania dell’est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziarono a costruire un muro lungo tutta la città. Accadeva davanti allo sguardo impietrito dei cittadini. Non solo a Berlino , ma in tutta la Germania.

Vivere con il muro significava non potere vedere chi era rimasto dalla parte opposta, interrompere quella parte di vita, in ogni suo aspetto: scuola, lavoro, relazioni, aspettando che qualcosa cambiasse.

Quel giorno arrivò ventinove anni fa, il 9 novembre 1989, quando il muro crollò e con lui uno dei più significativi simboli di divisione del mondo tra est e ovest. Era la fine della Guerra Fredda. Ad annunciarlo fu, per errore, il portavoce della Repubblica Democratica Tedesca (RDT), Gunter Schabowski, durante una conferenza stampa.

Migliaia di persone, le stesse che da tempo protestavano ogni giorno nelle piazze per chiedere pace e libertà, con lo slogan «Wir sind das Volk!» (Noi siamo il popolo), iniziarono a prendere a picconate il Muro che aveva congelato le loro esistenze. Quello su cui altrettanti cittadini avevano perso la vita nel tentativo di attraversarlo, colpiti dai proiettili dei soldati che avevano ricevuto l’ordine di sparare su chiunque cercasse di varcare il confine.