Avevo poco più che te una volta
e la paura era sepolta,
per il difficile domani
mi bastavano occhi e mani
da intrecciare alla mia vita
come una tela fra le dita.
Ma dal sogno sono sveglia
e al freddo guardo quella faglia
aperta in mezzo al cuore
che scandisce con fragore
l’attimo prima del futuro.
Eppure eri sicuro
ero il sale sul tuo male,
la ferita d’uno strale
di solitudine avvelenato.
Ma la pelle che ti ho rubato
l’hai richiesta in modo incerto
e una musica non è un concerto
se manca il senso dell’insieme
di luci e palco e cuor che freme.