Una poesia di Emily Dickinson, recensione di Elvio Bombonato
Dopo una sofferenza grande, un sentimento irrigidito arriva –
Solenni stanno i nervi, come tombe –
Fossilizzato, il cuore chiede: proprio io ero quello perforato
Da ieri o da secoli trascorsi?
Automaticamente i piedi girano intorno–
A un’impacciata strada legnosa
Di terra o nell’aria, necessaria
O cresciuta nell’indifferenza,
Un quarzo solido come una roccia –
Questa è l’ora del piombo-
Rimembrata qualora si sopravviva,
Come le persone assiderate ricordano la neve –
Prima il gelo – quindi lo stupore – poi il lasciarsi andare.
EMILY DICKINSON (traduzione mia)
After great pain, a formal feeling comes –
The Nerves sit cerimonious, like Tombs –
The stiff Heart questions was it He, that bore,
And Yesterday, or Centuries before?
The Feet, mechanical, go round –
Of Ground, on Air, or Ought –
A Wodden way
Regardless grown,
A Quartz contentment, like a stone –
This is the Hour of Lead –
Remembered, if outlived,
As Freezing persons, recollect the Snow –
First – Chill – then Stupor – then the letting go –
– Nota: “Queste ardue poesie sono incursioni nel ‘continente’ inesplorato del sé…vie spigolose senza meta” (Marisa Bulgheroni). Notare le rime di fonemi o grafemi, baciate. I versi 3° e 4° della seconda strofa, a mio avviso, dovrebbero fondersi in uno, per ricostituire la quartina. Ricordo che i manoscritti della Dickinson (1775 poesie) ebbero una travagliata vicenda editoriale. Trattandosi di una poetessa quasi sempre visionaria, la traduzione è un’interpretazione.