La porta

di fabrizio centofanti

La poesia è bella, ma non piace a tutti. Ogni tanto mi scappa di leggerne a mia madre, ma è un fallimento certo. Magari, per farmi piacere, fa una smorfia, protende il volto, ma niente: neanche per sbaglio le esce un “bello”, “che forza”, “mi ha commosso”.
Questo per dire che esistono realtà straordinarie in assoluto, ma non basta perché siano apprezzate.
Così è per Cristo: è bello senza discussione, buono e vero come nessun altro, ma non tutti lo vogliono. Quando parlo di Lui, mi accorgo subito dei bendisposti e di chi invece pensa ad altro: si distrae, controlla l’ora, ha lo sguardo fisso nel vuoto.
È spiacevole, visto da noi; ma per Gesù è fonte di tristezza.
Turoldo scrisse un libro intitolato “Anche Dio è infelice”, e tutti a dire: ma che roba, come si permette, il Signore è l’eterna beatitudine. E invece ci aveva indovinatō: Gesù si rattrista, se qualcuno non lo vuole. A saperlo, ci si penserebbe, prima di metterlo alla porta.

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