Se arrivassi urlando gelo, di Giusy Del Vento

Se arrivassi urlando gelo

Se arrivassi urlando gelo
o maledicendo la follia degli uomini
con tempeste
forse, ti sarei un poco amico
Ma tu usi inganni
Scorciando minuto per minuto
con la forbice del buio i giorni
e imbonendo con false tiepidezze
che poi, galaverne diventano a sera
I colori virano piannissimo
così che mi credo ancora immerso
in una pigra lunga estate
Per questo lascio i maglioni nell’armadio
che non è tempo e indosso
vestiti chiari, allegri e leggeri
Ostinatamente
gli ombrelli stanno chiusi
e resto sordo al richiamo della stufa
che brama grandi ciocchi
Poi è sempre uno strappo improvviso
mi sveglio dal falso sogno
ed eccomi bagnato, rigido, quasi cieco
vagare come un orfano
fra scheletri di alberi, schiacciato
da pesantissimi cieli di cenere
Hai tolto la maschera
ti mostri finalmente quale sei, inverno
Dimmi tu dunque, come posso amarti…
Come?

Giusy Del Vento