Sogno quella notte all’inizio dell’autunno,
I secondi o un cimitero erano ore in paradiso.
Nessuno vedeva oltre la tenda di respiri
-non si può spiare un sogno- questo mi dicevo.
S’aprivano le lampo più svelte d’ogni cuore
S’arrendevano i vestiti a un’invasione d’incoscenza.
Un gemito, un sospiro, una tempesta d’ogni senso
Il corpo pieno d’una lama che tagliava pure i nervi.
Si schiudevano le carni un po’ come dei gusci
Aprendo un posto in fondo che vuole solo la sua chiave.
I graffi, le lacrime sull’anima svestita,
La sigaretta spenta, un petto per cuscino.
Poi i versi in cui rivive quella rosa ormai recisa.