IL MARE, di Gregorio Asero

IL MARE

Io amo il mare. Il mare che mi fu rapito da fanciullo. Allora capita che mi metta a sognare come sarebbe stata la mia vita con lui al mio fianco. Immagino che raramente sarebbe stato sempre lo stesso.

Esso è in continuo movimento come il mio animo, come i miei pensieri. Sarei somigliato a lui: mai quello del giorno prima e mai come quello di domani. Immagino che nelle giornate di vento, il mare mi avrebbe portato il calore di terre lontane.

E come in immensi campi, le onde avrebbero tracciato polverose strade fatte di schiuma. Le barche le immagino come solitarie e sperdute cattedrali, dove ognuna per suo conto, vagava in cerca di un porto sicuro.

Le nubi e il vento avrebbero alternato, come artisti del colore l’illusione, che il mondo cambia, pur restando sempre lo stesso. Immagino che ci sarebbero stati continui alternarsi di umori, di caldo, di freddo, di quiete, di calma, di tempeste, così com’è il mio spirito, in continuo movimento. Io amo il mare, il mare che mi fu rapito da fanciullo.
gregorio asero