L’assedio di Alessandria, di Andrea Patrone

L’assedio di Alessandria ( Filastrocca )

“Era una sera di fine primavera, la
luna illuminava di Alessandria le
alte mura, il Barbarossa con voce
forte riunì tutte le sue forze.
È giusto, pensava, informarli di uno
strano fatto, Natale non era vicino,
ma era tempo di ascoltare il cuore e
scendere su Roma a punire il Papa
che alla città aveva dato il suo nome,
ma era dell’Imperatore quel diritto
anche se nulla era mai stato scritto!
Passarono così molti mesi, pioggia,
sole e vento s’alternavano in quella
solitaria piana avvolta da una nebbia
amica che proteggeva la loro vita.
Tutti vennero ad ascoltare felici di
quell’intervallo ribelle sotto le stelle.“Mi hanno riferito di due vacche per
niente magre, uscite dalle mura, sane
e belle come due gemelle.
Ho pure dato ordine al macello così
è apparso quello che pare un pasto,
troppo bello, grano giallo come l’oro
e zoccoli vivi e forti come li ha il toro.
Questo ci fa pensare quanto è inutile
aspettare, stiamo assediando il…mare!”
Partirono così per Roma e Alessandro
Papa gli andò incontro come una sposa.
A ferro e fuoco scrive la Storia, ma la
fine fu del Papa la…vittoria!
Lo scaltro stratagemma ci insegna che
non è certo quel che appare, ma un solo
inganno…ti può salvare.
Questo mi raccontò il nonno un lontano
Natale, dicendomi che molte favole sono
figlie del reale, ma c’è un detto senza forse:
le bugie corrono, ma hanno le gambe corte!

Andrea