Il toro e l’uomo  (l’ultima corrida) di, Andrea Patrone

Il toro e l’uomo  (l’ultima corrida)

Entra nell’arena puntando il drappo rosso,
sa di dover morire, non gli è difficile capire,
il silenzio del torero è un dialogo sincero e
quel giorno l’unico che appare vero.
Con lo zoccolo alza la polvere mentre due
cavalieri si portano ai lati, puntano verso il
basso lance colorate, è un fermo saluto, il
saluto mai vissuto che fa nascere il sospetto
della fine del duello, non il gioco del rosso
drappo, ma quello della spada che il torero
chiama “ultimo atto,” è la fine ed è così che
si inizia a morire.
Olè, olè urla l’arena, il torero fa l’inchino e
ritorna il silenzio e un pianto di un bambino.
Il toro si mette fermo al centro dell’arena, poi
cerca senza fretta il viso con una lacrima…..
perfetta.
Due cavalieri al trotto con grande mira lo
trafiggono sul collo colorandolo di rosso, e
su quella polverosa tela la carne si apre…..
fino all’osso.
Il drappo così sfiora le grandi corna, poi come
un’ala di farfalla scivola dalla nera spalla e il
tempo si ferma in un momento, il giovane torero
giace ferito, il toro si avvicina sembra pentito.
Prendo la falce, mi avvicino ai due, non so chi
falciare, il silenzioso toro o lo stupido uomo che
giace supino e crede ad un incerto Dio, guardo
il toro, vedo lacrime di sangue e scelgo….l’uomo!

Andrea