DALLA CORTECCIA FINO AL PIU’ PICCOLO DEI MIEI RAMI, di Loredana Mariniello

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DALLA CORTECCIA FINO AL PIU’ PICCOLO DEI MIEI RAMI

Dall’umile radice,
fino al mio più piccolo
e frondoso ramo,
io ti amo,
dolce ninfa della ninfea,
nel bosco giunta
per portarmi all’agonia.
Non ti conosco,
non so chi tu sia,
ma l’anima mia traluce
dalla corteccia
e tutta intera t’abbraccia,
quando ti avvinghi a me,
stringendomi tra le tue nivee braccia.
Anche se dell’amor violento
che sento dentro,
tu non scorgi nessuna traccia,
che piaccia o non piaccia,
ti bramo ogni momento,
mentre tu incidi a fuoco lento
sul mio ruvido petto
le iniziali sacre di un nome maledetto.
Rispetto questo tuo nobile sentimento,
ma impaziente ti aspetto qui,
ogni benedetto giorno.
E son quercia scussa di forza,
quando immobile ammiro la tua eleganza
e invidio l’uomo che ti sostiene
e insieme a te danza,
mentre io ti guardo statico
tra sussurri di pazienza.
Passano le stagioni,
muoiono effimere passioni,
ma, tu, ancora oggi mi emozioni
e mi cullano miriadi di illusioni.
L’inverno rigido spoglia
di ogni singola foglia
la mia vecchia chioma,
ma non mi denuda l’anima
di questa calda voglia
che di luce mi abbaglia.
Io sono l’albero,
la favola, la chimera,
ma non sarò mai,
mia bella signora,
quella dimora
che ti protegge e ti adora ogni ora.
Rasenti il vuoto dell’irraggiungibile,
la grazia inesprimibile,
il dolore inconfortabile.
Nel tuo volto irradiato
riveli il sole,
l’ambita perfezione
di un’alba che non mi appartiene.
La primavera raccogli
nella tua mano bambina,
baciala anche per me,
mia divina regina !
Tu che d’estasi colmi
il moto delle cose
e tra mille spasimi
rivesti il mio cuore
di profumati petali di rose.
Tu, carminia carne vivace,
ridonami la pace !
Fa’ ch’io sia per te
l’altare e non la croce
presso cui china
preghi con un fil di voce,
mentre il mio spirito
ti ascolta e tace
e questo freddo legno,
per te muta in una fornace di brace
e brucia veloce,
morendo nel desio di un infelice !