Entro nella Chiesa di San Benedetto al Porto. Il luogo dove prese vita la comunità creata da Don Gallo.

C’è ancora poca gente, la luce del sole filtra quasi accecante dalla finestra in alto, dietro l’ altare. In seconda fila riconosco Anna, mi dirigo verso di lei e mi ci siedo accanto. Ci salutiamo, mi dice che è stato un brutto anno: hanno avuto tre lutti dolorosi, l’ultimo in ordine di tempo proprio don Federico, l’anziano parroco. Un altro colpo per questa donna minuta, leggermente gobba, con le mani rugose, ma gli occhi vivaci e scintillanti. Ogni tanto sopraggiunge qualcuno, lei gli manda un bacio con la mano. A un ragazzo porge un piccolo pacchetto con la carta rossa.

“È fatto con le mie mani”, gli dice. Lui sorride e la abbraccia. Anna ha 91 anni, tanta vita da raccontare, E così inizia, come un fiume in piena. Racconta di quando hanno dovuto ospitare un tenente delle SS in casa, quando era ragazzina. E poi di quando a 17 anni ha incontrato il partigiano Lupo a Cassano Spinola ed è diventata staffetta partigiana, trasportava documenti per gli ebrei nascosti nelle catacombe di San Lorenzo. “Ditelo ai giovani ” mi dice ” Devono sapere “. Lei va ancora a portare la sua testimonianza nelle scuole. Mi racconta che non potevano ascoltare il jazz, e di quella volta che a Novi Ligure pagò un disco con un salame, e le fu dato anche un “Natalino Otto”.

Sentiamo fermento alle nostre spalle: è arrivato don Ciotti, per celebrare la Messa. Sento un tuffo al cuore, mentre a lei si illumina il volto, di quella luce che hanno le persone anziane , quando sono felici. ” Andiamo a salutarlo! ” esclama, e si incammina senza prendere la stampella. Il Sacerdote è già entrato in sacrestia per prepararsi per la funzione. I minuti passano, ormai è ora della Messa, allora ecido di lasciarle il suo spazio e torno nel banco in Chiesa. Poco dopo mi raggiunge raggiante. “È un Santo! ” sussurra.

Inizia la funzione: ecco Don Ciotti all’altare. Quelle parole: ” Qui al mio fianco ci sono Don Federico e Don Gallo”. La commozione mi invade, le lacrime scendono. Ci invita a scambiarci subito un segno di pace, per alcuni minuti tutti ci volgiamo verso chi ci circonda per stringere mani con un sorriso. Poi comincia una Messa che Don Ciotti celebra con la consueta potenza, battendo più volte la mano sull’altare quasi ad aumentare la forza delle parole, fermandosi più volte a riflettere intensamente con gli occhi chiusi, tenendo il tempo dei canti intonati dal piccolo coro di bambini. Le sue parole risuonano forti, nitide, importanti, soprattutto quel “TUTTI “, che rimbomba decine di volte. “Dio non è cattolico, Dio è di TUTTI”. Parla di dignità, di rispetto per la persona umana, di Costituzione e Vangelo come libri cardine, di diritti…. per TUTTI. Cristo agli Apostoli ha detto: ” VI lascio la pace…”, ma nel mondo ci sono 47 guerre in corso, una volontaria italiana rapita: anche la pace dovrebbe essere per TUTTI. Al momento della Comunione si inoltra in mezzo alla folla presente a porgere l’Ostia alla gente con un sorriso.

Siamo tutti contagiati dalla sua passione e dopo la funzione in tanti andiamo a salutarlo, e lui sorride, stringe mani, accoglie e ascolta per qualche istante. Mi chiede che lavoro faccio, e quando gli rispondo: ” La maestra “, gli si illuminano gli occhi, mi incoraggia, mi stringe più forte le mani. Usciamo insieme dalla Chiesa nel radioso sole genovese, sale in auto e noi ci incamminiamo, ma passandoci accanto ci saluta con la mano.

Un Sacerdote scomodo, incontrato nel luogo dove fino a pochi anni fa risuonava la voce di un altro Sacerdote “contro” , sempre in direzione ostinata e contraria: Don Gallo.

Genova è immersa nel sole di dicembre, in un piacevole tepore. Come il mio cuore.