Dopo la biografia della scrittrice e poetessa Elisabetta Bagli che trovate pubblicata a questo link
https://alessandria.today/2018/10/13/elisabetta-bagli-scrittrice-e-poetessa-si-presenta-ai-lettori-di-alessandria-today/
Alessandria today ha il piacere di pubblicarne l’intervista.

Benvenuta, Elisabetta!
Sono felice d’avere l’occasione di intervistarti e in particolare di presentarti ai lettori di Alessandria today. Loro e io avremo così la possibilità di conoscerti meglio e di conoscere meglio le tue attività, non soltanto quella letteraria.
Ho notato che indichi il 2010 come data del tuo esordio letterario. Hai iniziato a scrivere da giovane o da adulta? E com’è nata l’esigenza di scrivere?

Grazie a voi di Alessandria today per l’opportunità che mi avete dato con questa intervista per poter parlare un po’ del mio mondo e della mia attività di scrittrice.
L’esigenza di scrivere l’ho avuta da sempre. Sin da quando ero ragazza scrivevo pensieri, storie, la mia vita sul diario della scuola o su fogli sparsi e continuo a farlo. Ho sempre scritto solo per me e per una stretta cerchia di amici coi quali mi sono confrontata e consigliata su tanti aspetti. Otto anni fa, spinta da un mio amico che leggeva i miei scritti, decisi di partecipare a un concorso indetto da ilmiolibro.it. Arrivai in finale e presi coscienza che, forse, mi dovevo lanciare in questo mondo, tirar fuori me stessa, far sapere agli altri quel che ho da dire, cosa penso, cosa voglio, e passare anche dall’altra parte: da accanita lettrice quale ero, e quale sono tuttora, a scrittrice.

Esiste un nesso sentimentale e culturale tra te e le due città, quella italiana, dove sei nata e dove hai vissuto sino al 2002, e quella spagnola, dove vivi adesso? Un nesso che si è forse concretizzato nella fusione culturale di due mentalità diverse, e che è latente nel tuo poetare?

Un nesso soggettivo esiste senz’altro, sebbene Roma e Madrid siano città profondamente diverse, per storia, cultura, arte… e le persone che le vivono, anche se non si direbbe di primo acchitto, abbiano una mentalità molto divergente l’una dall’altra.
Roma, per me, è la mia casa, la città che mi ha visto nascere e fiorire, la città nella quale ho tutti i miei affetti e che conserva i miei primi passi in questo mondo poetico. Madrid è la mia città d’adozione, la mia seconda casa, la città nella quale sono maturata sia come donna che come scrittrice, la città che ha da subito accolto le mie espressioni poetiche e che ogni giorno mi regala emozioni e vita. Mi trovo a mio agio in entrambe le città, sia dal punto di vista personale che artistico, perché mi offrono panorami diversi nei quali si possono compenetrare gli elementi che costituiscono la mia poetica e la mia poesia. Infatti, ci sono poesie dedicate a Roma e ai miei ricordi nella città eterna, così come ce ne sono altre che costituiscono lo specchio della mia realtà madrilena e del mio vissuto in terra iberica. Entrambe le realtà sono in me e io in loro, indissolubilmente fuse, perché costituiscono la mia identità in continuo sviluppo.

Quali sono le letture o l’autore che preferisci? E quali quelle (o quello) che hanno contribuito alla tua formazione di poeta?

Amo le letture che mi lasciano qualcosa dentro e sulle quali poi posso riflettere. Ultimamente ho letto “Benedetta e Niccolò” di Giorgio Bernard, una storia davvero commovente di un bambino autista e del forte legame con sua madre. Ora sto leggendo “Patria” di Fernando Aramburu, un libro in spagnolo del quale molti hanno parlato e che mi incuriosiva leggere per comprendere meglio questo Paese dall’apparenza semplice e spensierato, ma nella realtà immensamente complesso. Alterno le letture in italiano e in spagnolo, perché è necessario “staccare” ogni tanto con la propria lingua o con la lingua che parlo tutti i giorni e riprendere la mia. Inoltre, leggo sempre poesie,in italiano, in spagnolo o in inglese. Ultimamente mi sono dedicata alla lettura di Clemente Rebora e di Emilio Prados, due poeti diversi tra loro, immersi in due contesti storici differenti ma simili, la cui lettura delle opere mi ha portato a sviluppare vari punti di contatto in un mio scritto critico per il Premio Europeo Clemente Rebora 2018-2019 del quale sono presidente di giuria.
Sicuramente Emily Dickinson ha contribuito alla mia formazione poetica mentre al mio sviluppo fino ai nostri giorni la poetessa Elizabeth Barrett Browning ha avuto una parte molto rilevante nella mia vita: a lei è dedicata la mia ultima silloge poetica “Le nostre due anime”, edita da Il Convivio Editore.

Giorgio Caproni diceva che il poeta è un po’ come un minatore che scava finché non trova un fondo nel proprio io che è comune a tutti gli uomini. Ti riconosci in questa affermazione?

Mi ci riconosco eccome! È esattamente così. Si scava, si scava, si cerca, si rovista, ci si domanda, si studia, si osa e si va fino in fondo finché non si arriva a una propria conclusione nella quale altre persone possono riconoscersi. Caproni, con quest’affermazione l’ha fatto con me: ha scavato è arrivato alla sua conclusione nella quale mi sono pienamente riconosciuta. La meta di noi poeti, di noi scrittori, artisti in genere, è dire,descrivere, esprimere quel che si ha dentro per arrivare agli altri in modo diretto senza sovrastrutture che impediscono la comunicazione. Questo per me è quanto di più bello possa esistere: comunicare a tante persone che ti leggono, essere nudo davanti a loro, consapevole che la tua “verità” può essere compresa e, forse, sarà la “verità” di qualcun altro, seppur con un vissuto diverso.

I poeti, proprio come dice Caproni, tendono a scrivere delle proprie emozioni come paradigma delle emozioni dell’umanità. Credi che questo modo di guardare al mondo attraverso il proprio io giovi alla poesia e non la trasformi viceversa in poesia rivolta esclusivamente a un’èlite culturale, come del resto risulta dall’analisi del fenomeno evidenziato da tutti gli addetti ai lavori (editori compresi) per cui tutti scrivono poesie ma nessuno le legge?

Ancora una volta mi trovo d’accordo con Caproni e credo che attualmente la poesia, al contrario di quello che pensano gli editori, stia riscoprendo un nuovo percorso e sia più viva che mai. Ci sono molti eventi intorno alla poesia, molti dibattiti, si creano movimenti attorno a figure poetiche note e meno note, si scrive e si viaggia in nome della poesia. La poesia unisce anime, persone che vivono in luoghi lontani, anche in Nazioni diverse, unisce e consolida la sua potenza di conoscenza profonda dell’animo umano, di denuncia contro i soprusi; la poesia è una forma d’arte che è pura condivisione. La poesia è di nicchia dal punto di vista editoriale, perché l’hanno voluta relegare nella nicchia, ma al di fuori del mercato editoriale che non le rende giustizia, gode di buona salute, te l’assicuro!

Pensi che il fermento di impegni culturali che ti vede coinvolta, limiti in un qualche modo la tua libertà rispetto allo scrivere? Ti sottragga cioè il tempo che vorresti dedicare alla scrittura?

Prima di prendere un impegno per eventi o presentazioni, mi pongo sempre questa domanda. Ma se vedo che il progetto che mi viene proposto è davvero valido, mi ci butto a capofitto come se fosse un progetto mio personale e cerco di portarlo avanti nel migliore dei modi, così come vuole la mia professionalità. Devo ammettere che il tempo per scrivere si sta riducendo al lumicino, anche perché la mia vita non è solo poesia e scrittura, ma è anche lavoro e traduzioni e, soprattutto, famiglia. Ho due ragazzi adolescenti a cui dedicarmi, e un marito che per motivi di lavoro è sempre in viaggio. Nei momenti in cui siamo tutti e quattro insieme non esiste altro che la mia famiglia. Vorrei rivedere alcuni miei scritti, vorrei tradurmi altre poesie e far uscire un nuovo libro in spagnolo, ma il tempo per ora non me lo permette. Confido che in un prossimo futuro possa essere più libera per potermi dedicare ai miei progetti personali che sono molteplici e di varia natura.

Mi piacerebbe che tu mi parlassi dei libri che hai pubblicato. Fra le varie tematiche che la vita reale offre al poeta o che il poeta sente nell’intimità del proprio cuore (natura, sentimento d’amore, amicizia, famiglia, attenzione verso gli altri, temi politici) di quali preferisci scrivere?

Non posso essere che retorica e dire che ogni libro per me è come un figlio e quindi sono tutti parte integrante della mia vita. Le mie sillogi poetiche sono “Voce” (che ha anche una sua versione in spagnolo “Voz”), “Dietro lo sguardo” e “Le nostre due anime”. Sono diversissime l’una dall’altra, per le tematiche trattate e anche per il tipo di scrittura adottato, adeguato ad ogni tematica, nonostante lo stile sia sempre il mio, diretto e trasparente. In “Voce” tratto della vita nei suoi vari aspetti: l’amore, la famiglia, i luoghi del cuore, quelli della mia infanzia e quelli di ora; è stato il mio primo libro, quello che ha partecipato al concorso di cui parlavo in risposta alla prima domanda che mi hai fatto. Nella seconda edizione l’ho integrato con una sezione riguardante le donne, perché nel frattempo ho maturato un’altra tematica che era giusto venisse riflessa nel libro che rappresenta la mia “voce poetica”. “Dietro lo sguardo” è, invece, un libro sull’amore e sul disamore, suddiviso in due sezioni Luce e Buio, nelle quali si avverte questo contrasto esistente tra l’Amore, quello vero, passionale e tenero, e quel disamore che porta alle tenebre dell’anima e del corpo e che è causa di tanti femminicidi e di violenze sulle donne che, purtroppo, in questa nostra società, sono all’ordine del giorno. “Le nostre due anime”, invece, parla d’amore, di un amore antico (Elizabeth Barrett Browning e Robert Browining) e di un amore contemporaneo (John Lennon e Yoko Ono che credevano essere la reincarnazione dei due poeti inglesi). Un libro originale che si approccia ai classici e alla vita quotidiana con l’unico filo conduttore dell’amore.
Poi mi sono addentrata nella scrittura di racconti brevi che ho raccolto nel libro “Specchi” e devo dire che mi sono divertita un mondo a inventarmi delle storie che portano il lettore a una immedesimazione tale che sembra viverle, quando, invece, è pura fantasia. Mi piacerebbe rivedere alcuni miei scritti e far uscire finalmente il mio romanzo che gira nel computer da molti anni ormai e che ancora non ne vuole sapere di vedere la luce!
Ho scritto anche “Mina, la fatina del lago di cristallo”, una storia per bambine di 8 anni ambientata nel Parco delle Meraviglie, ispirato al mio adorato Parco de El Retiro di Madrid che visito ogni giorno e più volte al giorno. Vivo a 5’ di camminata da una delle sue entrate e devo ammettere che è un’enorme fortuna avere “il giardino” più grande di Madrid proprio sotto casa!

                

Il primo libro è come il primo amore: è quello che fa sentire il poeta maggiorenne e rende oggettivi per la prima volta quei sentimenti che stavano chiusi dentro la mente e dentro il cuore. Ci puoi raccontare quali difficoltà hai incontrato quando hai deciso di pubblicare e quale è stato il tuo primo pensiero dopo averlo pubblicato?

Difficoltà nel pubblicarlo nessuna, visto che era un’autopubblicazione che poi, invece, in seconda edizione ha visto la luce con la EEE. La prima edizione mi ha permesso di farmi notare dagli editori che poi successivamente hanno deciso di pubblicare i miei libri; quindi devo dire che “Voce” è stata una silloge che mi ha portato molta fortuna visto che ancora siamo qui a parlare di me e dei miei libri!
Il primo pensiero è stato per la mia famiglia e per tutte le persone che mi sono state accanto in questo percorso che si chiama vita e del quale fanno parte anche la poesia e la mia scrittura.

Sei soddisfatta di come la casa editrice, che attualmente pubblica le tue opere, provvede alla diffusione dei tuoi scritti o questo compito è affidato a te?

Domanda complessa… diciamo che ognuno fa la sua parte.

Ritieni che la tua presenza sui social, tipo facebook, google o instagram, o comunque pubblicare i propri pensieri per mezzo di internet sia utile alla tua attività di scrittrice?

Per certi versi sì, perché raggiungi molte persone in poco tempo, si condividono pensieri e versi, anche sulla vita personale. E questo è il rovescio della medaglia di questi social; spesso, le persone sono più interessate a sapere cosa mangio invece di venire a vedere le mie presentazioni o di partecipare alle molteplici attività nelle quali sono coinvolta. Parlo in prima persona, per esperienza diretta, ma non sono l’unica a riscontrare ciò, anzi! Per questo, dico che i social aiutano solo parzialmente. Se non si ha una buona rete di divulgazione alle spalle, se l’editore, o chi per lui, non organizza interviste, presentazioni o attività intorno a te e non fa una distribuzione capillare nelle librerie, stare sui social non è proficuo. Certamente sui social incontri tantissime persone con le quale puoi scambiare opinioni ed esperienze e questo è meraviglioso!

Leggendo la tua biografia noto che hai ottenuto numerosi riconoscimenti (premiazioni nei concorsi di poesie, pubblicazioni in diverse antologie, traduzioni in diverse lingue, letture in programmi radiofonici culturali, nomine ad ambasciatrice culturale). Penso che riceverli sia stato certamente motivo di meritate soddisfazioni e di grandi emozioni. In che misura questi riconoscimenti hanno avuto (o continuano ad avere) la loro influenza sul tuo scrivere poesie?

Sono felice di aver ottenuto questi riconoscimenti e li conservo uno per uno nel mio cuore e nella mia mente. Non influiscono sulla mia scrittura in alcun modo se non nel mio stato d’animo, giacché costituiscono uno stimolo a fare sempre di più e sempre meglio. Migliorarmi è un’altra delle mie mete personali che vive in osmosi con il mio mondo poetico.

Ogni prodotto letterario scaturisce dalla fantasia dell’autore. Quali differenze ritieni che ci siano tra uno scrittore e un poeta, al di là della forma letteraria?

Differenze formali tantissime come dici tu, ma per il resto non credo ce ne siano molte: voglio dire, il lavoro di ricerca è fondamentale per entrambe le scritture, perché anche se la poesia è più immediata e viene direttamente da dentro ha sempre necessità di essere supportata da una ricerca di quel che ci circonda o di ciò che abbiamo nel nostro animo. Lo stesso accade per uno scrittore di romanzi. Cambia il modo di esprimersi, cambiano i tempi in cui ci si esprime, ma per il resto il percorso è molto simile.

Fra i temi da te trattati, hai pubblicato racconti per l’infanzia. Qual è il filo che lega fra loro poesia e racconti di questo genere?

“Mina, la fatina del Lago di cristallo” è stato scritto insieme ai figli, la notte quando andavano a letto e volevano raccontassi loro una bella storia. Ce la siamo inventata e ora è un libro che mi ha dato davvero tantissime soddisfazioni. In ognuno di noi, come diceva Pascoli, c’è un fanciullino e noi poeti scopriamo il mondo con gli occhi sorpresi di un fanciullo ogni volta che sentiamo sorgere nella nostra anima la “chiamata” alla scrittura. Ci sorprendiamo di quel che sentiamo in relazione a noi e al mondo circostante e lo traduciamo in versi.

Come si colloca la tua attività nel panorama del femminismo?

I miei libri sono molto femminili e mi rappresentano. “Dietro lo sguardo” è sicuramente un libro particolare che nella sezione buio è una denuncia contro la violenza di genere; “Le nostre due anime” è dedicato a una donna forte e vera che ha sfidato l’epoca vittoriana, sposandosi con un uomo più giovane di lei, andandosene a vivere a Firenze, appoggiando i moti del Risorgimento italiano e scrivendo poesie d’amore per suo marito, cosa impensabile per l’epoca, perché una donna non poteva avere “desiderio” di un uomo.
Voglio dire, l’attenzione che dedico nella mia attività, alle donne è completa. Anche negli spettacoli che abbiamo portato in giro per la Spagna si parla d’amore e di violenza di genere (Ars Amandi e Negli occhi di una donna). Ho collaborato anche con collettivi di artiste plastiche e fotografe che si occupano di violenza di genere, scrivendo per le loro esposizioni delle mie poesie. È importante far sentire le diverse voci artistiche che si uniscono diventando un flusso corrente di denuncia e di forza.

Secondo te cosa pensa la gente dei poeti e degli scrittori? Qual è il loro peso sulla società, ammesso che ne debbano avere?

Dipende da cosa scrivi e chi sei. Oggi c’è la ricerca del personaggio famoso che deve per forza scrivere un libro perché si sa che si venderà. I pensieri sono “indotti” dalle leggi di mercato e ora stanno diventado tutti “Influencer” o “Youtuber”. La gente vuole questo e questo è ciò che gli editori vendono. È un po’ come il cane che si morde la coda. È logico, però che una situazione di questo genere vada a discapito della qualità. Ormai la maggior parte delle persone anela alla regressione. Invece, noi scrittori e poeti che crediamo profondamente nel nostro ideale, continuiamo a insistere e a precorrere la nostra strada, perché sappiamo che solo in questo modo riusciremo a farci sentire. I recital-reading di poesie sono pieni di persone, anche se spesso sono gli stessi poeti che vanno ad assistere allo spettacolo degli altri che declamano. Questa si chiama condivisione, questa si chiama solidarietà. Prima o poi arriverà più pubblico, di questo ne sono certa.

Qual è la tua opinione sulla politica italiana relativamente alla cultura in generale?

Non amo entrare in merito alle questioni politiche, ma posso solo dire che attualmente l’Italia sta attraversando un periodo negativo per quel che concerne la vita culturale in genere e per quel che la politica offre, o meglio, non offre ai nostri ragazzi sotto questo aspetto. Come sempre non si pensa a loro e al loro futuro, ma si pensa al presente e al bene di pochi. Le future generazioni ne faranno le spese tra non molto.

E la tua opinione sulla politica spagnola? Noti livelli di cultura differenti tra il popolo italiano e quello spagnolo conseguenti al differente modo con cui viene gestita la risorsa “cultura”dalla politica spagnola e da quella italiana?

C’è molta differenza. Nonostante l’Italia sia la culla della cultura occidentale, in Spagna c’è una maggiore considerazione per tutto ciò che è cultura e si effettuano anche investimenti in nome della stessa. Non sono moltissimi, stiamo sempre parlando di un popolo latino e delle problematiche che accumunano l’Italia con la Spagna nei loro retaggi ancestrali, ma qui la cultura ha un ruolo sicuramente più visibile. A noi sono rimasti nome e monumenti: campiamo di rendita. Qui in Spagna sono molto più attenti alla cultura e i ragazzi vengono stimolati molto di più alla partecipazione alla vita culturale del Paese.

Cosa consiglieresti ad un giovane o a una giovane che iniziano a scrivere?

Di continuare a scrivere per se stessi che prima o poi si presenterà l’occasione per potersi proporre al pubblico. Credo che scrivere per se stessi sia la cosa più importante, perché scrivere pensando nelle vendite e nel pubblico potenziale, svilisce sicuramente l’autenticità della scrittura che non sarà più personale, ma risulterà omologata agli standard previsti dal mercato. Io continuo a scrivere per me stessa e così sono felice!
Inoltre, se vogliono pubblicare il mio consiglio è farlo o in autopubblicazione o con un editore di quelli veri che ti segue passo passo, che non ti fa spendere un centesimo per pubblicarti, che ti fa pubblicità e ti distribuisce … un’utopia per un autore, soprattutto per un autore alle prime armi, ma è necessario avere le idee chiare sin dall’inizio onde evitare brutte avventure.

Stai già scrivendo una nuova raccolta poetica? Puoi farci qualche anticipazione?

Ho una raccolta poetica scritta insieme alla mia amica poetessa greca Sofia Skleida. È una raccolta pronta per essere pubblicata. Ho anche altri progetti che non riguardano la poesia e che ancora devono essere ben definiti.

Pubblicheresti qui di seguito una tua breve poesia quale omaggio per i lettori di Alessandria today?

Certamente!
Una poesia tratta da “Dietro los guardo” e contro la violenza sulla donna, poesia che è già stata tradotta in spagnolo e che spero veda la luce nella mia prossima produzione iberica. “Libertà” è il suo titolo.

Libertà

Credevi di avere la mia vita,
controllavi ogni mio passo,
ogni mio sogno
ogni mia emozione
Sicuro, mi guardavi.
Con disprezzo, mi parlavi.

Pensavi che ti avrei fatto sempre festa
come un cane al suo padrone
quando torna a casa.
Avrei scodinzolato la mia coda,
ti avrei pulito le scarpe,
ti avrei leccato le ferite,
cercando il calore del tuo corpo,
accoccolandomi sul tuo ventre.
E mi sarei lasciata offendere
nel mio intimo essere donna,
ancora offendere,
di più, sempre di più.
Mai una carezza da quelle mani,
mai un bacio da quella bocca,
mai uno slancio spontaneo da quelle braccia.
Me li hai dati sempre su richiesta,
solo su richiesta.
Il torpore del tuo sonno
ha risvegliato il mio Ego.
Esisto, devo vivere.

I tuoi pugni nel mio stomaco
non fanno più male, ormai.
Sono forte,
ora ho capito che sono forte.
Non soffro più se non mi ami,
non piango più se non mi vuoi
come vorrei.

Non ti odio,
ma non ti amo.
Indifferente,
continuo la mia vita
ormai volata via dalle tue mani
alla ricerca di nuovi orizzonti,
di nuova me.

Ti ho ucciso.
Assaporo la libertà
di essere IO.

Progetti per il futuro e sogni nel cassetto?

Per il futuro le pubblicazioni succitate e per quanto concerne i sogni, quello che più mi preme, è rivedere il mio romanzo, terminare di sistemarlo e pubblicarlo con una casa editrice coi fiocchi!

Grazie Elisabetta di questa intervista piena di vita e di entusiasmo come lo sei tu. Attraverso le tue parole il mondo appare molto più accettabile di quanto non sia in realtà e credo che ciò fa piacere a tutti. Il tuo pensiero sul mondo suona a tutti come un augurio, che noi volgiamo anche a te, di un futuro migliore nonostante corvi neri stiano appollaiati sui rami più bassi della vita a contare le monete incassate quale prezzo per schiavizzare le speranze di tutti.