Dopo la biografia del  poeta Franco Bonvini, che trovate pubblicata a questo link
https://alessandria.today/2018/11/26/il-poeta-franco-bonvini-si-presenta-ai-lettori-di-alessandria-today/
Alessandria today ha il piacere di pubblicarne l’intervista.

Franco Bonvini
Franco Bonvini

Benvenuto, Franco!
Sono felice d’avere l’occasione di intervistarti e in particolare di presentarti ai lettori di Alessandria today. Devo subito sottolineare con piacere che, leggendo la tua biografia, si ha la gradevole sensazione di conoscerti bene perché hai la capacità di presentarti a cuore aperto. Questa intervista dunque non può avere altro scopo che consentire ai lettori di Alessandria today di approfondire la conoscenza delle tue attività letterarie e musicali.
Ho notato che la tua prima pubblicazione è avvenuta all’inizio di quest’anno 2018 . Hai iniziato a scrivere da giovane o da adulto? E com’è nata l’esigenza di scrivere poesie?

Questa è una gran domanda, e difficile. Ho iniziato da adulto, per non usare “anziano”, Già nonno ma non ancora in pensione come sono ora.
Non so se sia un’ esigenza, è nata leggendo poesie di grandi poeti ma anche di amici che mi hanno fatto conoscere questo mondo. Vedendo come riuscivano a descrivere emozioni che poi erano anche le mie.

Nella tua biografia affermi che non hai alcuna pretesa d’essere chiamato poeta. Tuttavia hai composto ben 529 poesie, come risulta dal sito La Recherche, che evidenzia anche 23 aforismi, 19 brani di narrativa, 27 riflessioni sui temi più diversi della vita. Non ti sembra di mostrarti eccessivamente modesto?

E’ vero, ho scritto parecchio ma all’inizio erano solo lì, alla Recherche, come fosse un mondo a parte, diverso dal mio, nel quale non sapevo se sarebbero state apprezzate.
Poi un giorno il mio batterista m’ ha “beccato” e gli sono pure piaciute, così ho cominciato a uscire un po’ su altri social, ancora non pubblico nella mia pagina fb però, solo su qualche gruppo di poesia o WordPress che ho aperto da quest’ anno.

Sei uno dei rarissimi poeti che dichiara d’avere avuto un’infanzia felice. Esiste un nesso tra questa tua infanzia e l’esigenza di accostarti alla musica e alla poesia?

Forse con la musica, la poesia è arrivata molto dopo. Comunque non solo l’ infanzia, anche l’ adolescenza, la maturità (parolona!), e ora… dovresti vedermi coi nipotini. Certo ci sono stati intoppi nel percorso, come tutti credo, ma in media la vita mi piace ancora tanto.

Pensi che la tua appartenenza a un gruppo musicale ti sottragga il tempo che vorresti dedicare alla poesia?

A volte penso il contrario.

Presumo che musica e letteratura occupino in te un alto grado di interesse. Quali sono i brani musicali che preferisci ascoltare e quale eseguire?

Mi piace il Rock italiano, P.F.M, Banco, Vasco, ma anche Fossati, De Andrè, Guccini. Di straniero facciamo qualcosa di Santana.

Quali letture preferisci? E quali autori di letteratura hanno contribuito alla tua formazione?

Topolino!
Scherzo,Mi piace la Merini, Dickinson, la Szymborska ecc. Non ho una gran formazione,anche a leggere ho iniziato tardi, per lo più quello che si trova in rete.

L’esperienze musicali e letterarie sembrano in contrasto tra loro in quanto il senso di appartenenza al gruppo musicale quando suoni sembra inconciliabile con il senso di necessaria solitudine quando scrivi.

Può essere ma è un po’ come stare in un gruppo di poesia, ci si ascolta, ci si sincronizza.
La solitudine arriva anche lì, io non sono un gran musicista eh, mi sarà capitato poche volte ma a volte in un assolo il palco sparisce e resti solo tu, forse neanche tu e ti ascolti suonare come fosse un altro.
Ecco, forse nella poesia c’è qualcuno che “detta”. Se mi metto con l’ intenzione di scrivere non mi viene nulla. Poi,magari nei miei giri in bici o sotto un albero, o in riva a un lago “vedi” le parole che son sempre state lì.

Giorgio Caproni diceva che il poeta è un po’ come un minatore che scava finché non trova un fondo nel proprio io che è comune a tutti gli uomini. Ti riconosci in questa affermazione?

Sì, adesso mi conosco molto di più.

I poeti, proprio come dice Caproni, tendono a scrivere delle proprie emozioni come paradigma delle emozioni dell’umanità. Credi che questo modo di guardare al mondo attraverso il proprio io giovi alla poesia e non la trasformi viceversa in poesia che si rivolge esclusivamente a un’èlite culturale, come del resto risulta dall’analisi del fenomeno evidenziato da tutti gli addetti ai lavori (editori compresi) per cui tutti scrivono poesie ma nessuno le legge?

Non so, siamo tutti simili nelle emozioni, non credo sia quello il motivo per cui nessuno le legge. (Ma è vero poi?)

Fra le varie tematiche che la vita reale offre al poeta o che il poeta sente nell’intimità del proprio cuore (natura, sentimento d’amore, amicizia, famiglia, attenzione verso gli altri, temi politici e/o sociali) di quali preferisci scrivere?

Natura, amore, famiglia, disagi ma anche gioie. La politica non mi piace. Ho visto che non hai incluso l’ eros, nei miei scritti non ce n’è o ce n’è molto poco ma anche quello non guasta.

La pubblicazione del tuo libro ha rappresentato per te uno strumento attraverso il quale i tuoi pensieri, sentimenti e emozioni, ti sono apparsi perla prima volta come entità oggettive esistenti al di fuori di te mentre prima stavano chiusi dentro la mente e dentro il cuore?

Sì.

Hai scelto la strada dell’auto pubblicazione. Quali difficoltà hai incontrato quando hai deciso di pubblicare e quale è stato il tuo primo pensiero dopo aver pubblicato?

Pochissime, l’ iscrizione al sito e l’ invio del testo. Più difficile vincere la modestia di cui dicevamo prima. L’ho pubblicato spinto da uno dei miei figli e il primo pensiero è stato chissà se gli piace?

Ritieni che la tua presenza sui social, tipo facebook, google o instagram, o pubblicare i propri pensieri in un blog sia utile alla tua attività di poeta?

No. Forse alla conoscenza, non all’ attività, (se per attività intendi produzione, ispirazione. Se non mi avesse beccato il mio batterista sarei ancora chiuso alla Recherche

È stato detto che nella tua poetica “le parole danzano alla musica di un canto antico”. In che misura ti ritrovi in queste parole? Le senti come un limite o come uno stimolo alla tua libertà di rendere concrete le tue emozioni?

Certo non un limite, senza passato non c’è futuro.

Ogni prodotto letterario scaturisce dalla fantasia dell’autore. Quali differenze ritieni che ci siano tra uno scrittore e un poeta, al di là della forma letteraria?

Credo che lo scrittore descriva mondi, storie, reali o fantastiche che siano. Il poeta anche, ma ci vive dentro.

Cosa consiglieresti ad un giovane o a una giovane che iniziano a scrivere?

I consigli si danno in base al proprio vissuto, che non è quello di un altro giovane o un’ altra giovane. Rimando a “lettere a un giovane poeta” Rilke.

Secondo te cosa pensa la gente dei poeti e degli scrittori? Qual è il loro peso sulla società, ammesso che debbano averne?

Siamo gente strana.

Qual è la tua opinione sulla politica italiana relativamente alla cultura in generale?

Fa troppo poco.

Stai già pensando a una nuova raccolta poetica? Puoi farci qualche anticipazione?

Per ora no. Nel senso non ci sto pensando.

Una breve poesia o un’aforisma per i lettori di Alessandria today?

La goccia che fa traboccare una tazza di cioccolata quasi sempre è una lacrima.

Progetti per il futuro e sogni nel cassetto?

Bè, progetti col mio gruppo ne ho qualcuno per l’ anno prossimo, spettacolini per unicef e cose del genere. Letterari no. I sogni li porto in giro nel taschino.

Grazie, Franco, di questa intervista un po’ sintetica ma schietta. Certamente i lettori avranno apprezzato le tue risposte dirette senza giri di parole, che mirano al sodo e a volte rimandano a un non detto che occorre intuire. Ma in fondo è uno sforzo piacevole…