L’aquilone dei sogni, di Marco Galvagni

L’aquilone dei sogni

Nella notte silenziosa stelle calme
brillano nel guscio del cielo,
sabbia di clessidra scorre tra impalpabili visioni
e siamo io e te, foglio
che mi sfidi a tessere il gioco delle idee.

Con ali di cera, vagabondo a casa mia,
viaggio sul pavimento lastricato della fantasia
e l’aquilone dei sogni vola come vibra questa vita,
arco teso di una memoria che non si può cancellare.

Il vaso di creta dei ricordi
annega di dolore il calamaio,
gli occhi fasciati di nebbia
sono lo specchio d’un’anima
che cerca la propria isola
scacciando i fantasmi della solitudine
e vorrebbe librarsi nell’aria
tale al merlo recalcitrante alla prigionia della gabbia.

Nel gelo di questa stanza-
non basta la vecchia stufa a legna,
il letto è di ferro, la coperta sempre troppo corta-
la teca ardente dei pensieri
sillaba un vortice di versi muti
che vanno a incastonarsi nell’aurora nascente
tracciando i contorni di fiabe d’eroi leggendari.

Sarà nel soffio di luce d’un nuovo mattino
che la mia mano dalle dita callose,
le membra in subbuglio,
s’arrenderà alla stanchezza delle parole
andando a sognare una nuova poesia.