GIORGIO DE CHIRICO, LA METAFISICA E LA PITTURA DEL SEICENTO

Il 16 gennaio in Rettorato la conferenza del professor Antonio Vannugli (Dipartimento di Studi umanistici UPO) in collaborazione con Comune di Vercelli e Museo Ettore Fico di Torino.

Sarà Antonio Vannugli, professore associato di Storia dell’Arte Moderna dell’Università del Piemonte Orientale, a trattare il tema “Giorgio De Chirico, la Metafisica e la pittura del Seicento” mercoledì 16 gennaio alle ore 17.00 in Aula Magna del Rettorato UPO (Via Duomo, 6 Vercelli).

«Riprendono con questa conferenza – precisa l’assessore Daniela Mortara – gli eventi collaterali alla Mostra “100% Italia – Cent’anni di capolavori” che sono organizzati dall’Amministrazione comunale con la collaborazione del Museo Fico di Torino e in questo caso con UPO e che rappresentano degli approfondimenti alle opere ma soprattutto agli autori presenti in mostra.»

La mostra 100% Italia sarà visibile presso i locali espositivi dell’Arca di Vercelli (Ex Chiesa di San Marco) sino al 10 febbraio 2019.

Sin dal Rinascimento, uno dei nodi cruciali della creazione artistica è il rapporto con il passato: cercato ansiosamente, accettato, vissuto in modo problematico, negato o addirittura respinto. Dopo che lo storicismo neoclassico, romantico e post-romantico ebbe consumato, in poco più di un secolo, ogni sorta di revival non solo interno alla tradizione occidentale ma coinvolgente anche l’Oriente vicino e lontano, all’alba del Novecento rimanevano a disposizione solo l’opzione primitivista o il rifiuto radicale. A meno che non ci si risolvesse a rifondare la relazione con il passato, tutto il passato, su basi che oltrepassassero ogni scelta dettata da ragioni stilistico-formaliste, indagando e interrogando il mondo visto e immaginato nei suoi vuoti di coscienza, nelle sue fascinazioni, nei suoi silenzi. Silenzi da recuperare nelle antiche chiese e negli aborriti musei, anzi nelle sale più deserte perché dedicate a un’arte quasi dimenticata, la più lontana possibile dal mito del genio romantico e dalla pretesa spontaneità delle passioni, in un’inversione di marcia rispetto al correre della storia, all’ansia della modernità, al fragore delle città delle fabbriche della guerra. Dunque quale, o meglio quali passati? Non solo quelli preclassici di Giotto e del Rinascimento anteriore all’apice di Leonardo Raffaello e Michelangelo, tutti peraltro garanti anche dell’unità della cultura nazionale, ma anche quello corrispondente al secolo dell’immobilismo politico, del neostoicismo, della “pittura del silenzio”. Il dialogo con l’arte del Seicento nei suoi diversi generi e declinazioni – dalla tematica storico-mitologica alla singola figura al ritratto alla veduta urbana alla natura morta – venne così a costituire, a partire dagli anni dieci del Novecento, un costante quanto ineludibile aiuto nella ricerca della «rerum metaphysica» tanto cara a De Chirico e ai suoi compagni di avventura.

Antonio Vannugli