FRANCESCA PIOVESAN, La sospensione dei pensieri, LADOLFI, 2016

Dalla Prefazione di Giulio Greco

la sospensione dei pensieri copia 2

La poesia come esprit de finesse

Il titolo della seconda raccolta di Francesca Piovesan spinge di primo acchito a cercare analogie con Les Pensées di Blaise Pascal, il grande filosofo francese tormentato dalla coscienza dei limiti umani. Egli mediante l’esprit de finesse riesce a superare le angustie della pura razionalità intrinsecamente incapace di cogliere la realtà dell’essere umano profondamente complesso, enigmatico, contraddittorio, ricco di infiniti aspetti. Ma Pascal è filosofo […] il poeta invece traduce in atto quello “spirito di finezza”, lo concretizza, lo invera. […] Anche Francesca Piovesan si pone sulla scia del pensatore transalpino[…].

La macrostruttura è delineata dalle diverse sezioni che scandiscono la diversità dei “pensieri”[…] Il pensiero del poeta è una sensazione che a fatica si risolve in parole. In questa lotta troviamo l’intera personalità di un essere che, oltre alla ragione, è materia, storia, lingua, vicenda, coscienza e inconscio, relazione, razionalità, sentimento, progetto, aspirazione, tradizione, originalità… […]

La Piovesan senza dubbio rappresenta l’esempio concreto che le maniere novecentesche postromantiche, avanguardiste o neoorfiche hanno lasciato finalmente il posto a una parola “chiara e forte”[…], una parola che sappia delineare scenari, aprire orizzonti di senso, battere con vigore sul cuore e sull’animo del lettore.

Sensazioni tattili, visive, olfattive si uniscono a una passione vissuta nella sua completezza, I pensieri lieti, però, possono trasformarsi in pensieri lievi, che colmano lo spazio tra poesia ed esistenza: ecco dunque delinearsi scene di rara bellezza, in cui la natura e l’uomo trovano un’unione di intenti in un’atmosfera trasfigurata. La poetessa si lascia conquistare dall’ebbrezza “panica” (nel senso francescano del termine e non certo nel senso dannunziano) come parte di un’immensa vita. Pensieri lontani: eppure quell’essere contraddittorio soffre di nostalgia (etimologicamente: “malattia del ritorno”). Verso dove? «Avvinta da una malìa» la poetessa scopre un lato nascosto che affiora quando avverte la lontananza della persona amata al punto da percepire un vero e proprio manque-à être della propria personalità («Sono come svanita»). L’esperienza, tuttavia, ci ammonisce che la «sensazione / di noia indistinta» lascia il posto a pensieri intensi: la passione trafigge l’animo, un animo «vuoto» “attraversato dalla pioggia”. E la vita ritorna con fardello dei giorni (Pensieri pesanti): «Anima e corpo spossati / giacciono in un limbo, immoto». La gioia, l’unione con l’universo, l’esistenza stessa paiono svanire nell’indifferenza, nella mancanza di prospettive, e tutto si disfa «in polvere di sogni» […]. Pensieri sospesi: eppure il cuore umano non si rassegna; la voglia di ribellarsi ritorna, anche se fievole, nella routine quotidiana, dove si alternano, si mescolano e si separano ricordi adolescenziali, speranze, il «sogno di ragazza»: è difficile spingersi «oltre l’orizzonte degli eventi».

Quale la conclusione? La affido alla sensibilità e all’esperienza del lettore. Certo, in questi versi così levigati, in questo lessico così sorvegliato ed essenziale pulsano l’esperienza e la sensibilità di ogni persona, perché i pensieri di Francesca Piovesan descrivono con potenza i nostri pensieri.

Giulio Greco

Per sempre mio

Sento le tue mani calde,
profumano di pane fragrante,
impastano anima e corpo.
Sul tuo volto di farina
poso la mia fronte.
La tua guancia di mollica
mi accoglie e ti ricopro
di baci scrocchianti, ti
assaporo, morso a morso,
sino a farti per sempre mio.

Notte di San Giovanni

Verdi screziati
nel crepuscolo caldo.
Effluvio di rosmarino in fiore,
aroma di magnolie.
Senso di quiete profonda.
Nella luce soffusa si sperdono
parole e versi. In questa
notte di San Giovanni
tra faville d’erbe magiche
le fiamme s’alzano al vento
a lambire dolci pensieri.
Poi la notte morbida
ricopre tutto.

Evanescente presenza


Il pieno, il vuoto.
Frastornante silenzio
di pensiero pregno
nel caos cosmico.
Sono come svanita.

Miraggio
 
Un languore profondo mi vince,
dolceamaro sentire.
Mi sfinisce il tuo sguardo
color della terra
screziato di cielo.

Inconsapevolmente consapevole


Sull’aria di cristallo
collidiamo inermi.
Inetti a questa vita
ci abbandoniamo al caso,
ci consumiamo, poi
verso la fine, d’improvviso,
ci accendiamo d’infinito
ci disfiamo in polvere di sogni.
Tragico inganno dello stupore.

La coperta


Scivolo in un pensiero di morte
disfacimento dissolvimento.
Occhi si accendono e si spengono.
Improvvisi scampoli di vita
tessono una coperta consolatrice,
la coperta di bambina
che tormentavo col ditino.