I VERBI INTRANSITIVI E L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA, di Elvio Bombonato

Alessandria: La sciocchezza “esci il cane” è stata provocata da un fraintendimento catturato al volo e amplificato dai media.  Il titolo dell’intervento di Vittorio Coletti, docente a Genova (fu correlatore della mia tesi di laurea in Lettere Moderne) era:  “SIEDI IL BAMBINO?  NO, FALLO SEDERE”; Coletti però si dichiara soddisfatto del “dibattito pro e contro, perché vuol dire che la gente si interessa e reagisce ai problemi posti dalla lingua”.

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L’uso transitivo dei verbi intransitivi – i quali però non possono essere volti al passivo-  risale addirittura a Dante, e dipende dalla differenza tra lingua scritta e lingua parlata.  Un tempo si credeva che la lingua fosse una; oggi si sa che l’uso del parlato (il cui fine principale è la comunicazione) è diverso da quello scritto, che invece  segue la norma codificata.  Un es.: “a me mi piace” è una ridondanza inaccettabile nella scrittura, ma nel discorso orale serve a dare enfasi e ad accentuare il tono asseverativo del locutore.   

L’ Accademia della Crusca, uno dei massimi Enti culturali europei, fu fondata nel 1585, per redigere il monumentale Vocabolario (prima ed. 1612). Fu per secoli custode della purezza della lingua italiana (“distinguere la farina dalla crusca”), quella di Petrarca, Boccaccio e Dante (questi di meno, perché la “Divina Commedia” presenta anche il registro linguistico basso), poi degli autori fino a Tasso. Oggi l’Accademia è molto diversa, con molteplici attività:  Dizionario, Pubblicazione di saggi, Convegni, Congressi, Corsi, Interventi nella scuola, Sezioni di Grammatica storica, Grammatica italiana attuale, Lessicografia, Storia della lingua Italiana, l’Italiano all’estero, Consulenza gratuita, Archivio Digitale ecc.

Promotore dello svecchiamento dell’Accademia fu il grandissimo Giovanni Nencioni (1911-2008,) glottologo e storico della lingua italiana, il quale nel 1990 inventò il giornale semestrale “La Crusca per Voi”, che presenta una rubrica per i lettori i quali pongono quesiti (una decina per numero), cui rispondono i massimi linguisti, talora con veri e propri mini saggi. 

Fu Presidente dell’Accademia dal 1972 al 2000; seguirono  Francesco Sabatini, poi Nicoletta Maraschio. Dal 2014 il Presidente è lo studioso torinese Claudio Marazzini.  Ne fanno parte 36 Accademici: perlopiù docenti universitari, tra cui il torinese Gian Luigi Beccaria (chi ricorda in TV “Parola mia”?), e la gloria alessandrina Bice Garavelli Mortara.

Nencioni sostenne che  Il primo compito dell’Accademia fosse l’impegno in favore della lingua italiana, proponendo che nella scuola si istituisse «un insegnamento della lingua nazionale non limitato all’uso letterario, ma rivolto alle specializzazioni culturali e professionali».  Avverso al  purismo, soprattutto del “catastrofismo” –  il congiuntivo è morto; l’italiano è diventato un gergo barbaro ecc. – seguiva” il naturale processo di evoluzione della lingua, nella dinamica tra norma grammaticale e innovazione individuale”, volgendo l’attenzione alle tendenze in atto (Luca Serianni).